Del ‘700 Veneziano

C’è stato un tempo in cui la musica era soprattutto “colore”: non si lavorava tanto sulla velocità, quanto sul contrasto sonoro, sul timbro degli strumenti, sulla giustapposizione, come veniva chiamata tecnicamente.
Era il trionfo dei doppi cori, degli organici possenti e maestosi, una vera rinascita dell’arte, del gusto, della gioia della scoperta e di vivere.
Nel ‘700, specie quello della letteratura cembalo-organistica, vengono mantenuti i canoni del contrasto, ma in una dimensione assai raffinata: significativo che tali repertori, fossero eseguiti indifferentemente su qualsiasi strumento a tastiera, a sottolineare alcuni tratti costanti, come la leggerezza, l’agilità e la chiarezza.
Il contributo fornito dai compositori è copioso ed eccellente, con Sonate, Danze e Cantabili di notevole presa ed incisività, vengono costruiti clavicembali piccoli ed agili, con un solo manuale (tipicamente italiano), o al massimo due, con la possibilità di realizzare composizioni di grande virtuosismo e dalle soluzioni intriganti e così pure con l’organo.

La musica strumentale organistica

È infatti l’epoca dei “Nacchini” e dei “Callido”, rinomatissime famiglie di organari, fra le più ricercate e sapienti dell’epoca, fiore all’occhiello di una tipologia di strumento caratteristica ed adattissima alle composizioni dell’epoca, che calzavano a pennello, perché frutto di raffinate invenzioni, costruite sopra un materiale scarno e ripetitivo, eppure di grande effetto.
Significativa l’abitudine al suono da ricercare attraverso le varie combinazioni dei registri organistici, corrispondenti alle tempistiche, alla velocità, non ai parametri armonici, piuttosto che alle fraseologie: ecco che allora, un “allegro” veniva normalmente eseguito con i pienini piuttosto che coi cornetti, mentre “l’andante” era più per flauti e principali, il “cantabile” era certamente con la voce umana, il “vivace” con ripieno, flauti in duodecima e tromboncini, tutti registri tipici di tale tipologia di organo antico.
Direi un approccio decisamente interessante, che univa timbrica e sonorità, alla velocità ed al carattere, in base alle tempistiche dichiarate nel brano stesso.
Anche le tecniche costruttive di tali organi, si assomigliavano: pochi registri, tastiera singola, piccola ed agile, chiarezza timbrica e pedaliera coinvolta solo sulle cadenze importanti, a delimitare le sezioni del discorso, o i cambi di velocità fra un tempo e l’altro.

Intercambiabilità nei generi

L’organo, cominciava ad affacciasi verso un contesto più profano, anche se non si staccò mai dall’apparato sacro, sua collocazione originale e più naturale.
Troviamo vari strumenti nelle corti nobiliari dell’epoca, così come in ambienti extra-liturgici, a testimonianza di una certa circolarità di intenti, elasticità diffusa negli stili e nei generi.
Si arriva all’intercambiabilità fra sonate da camera e da chiesa, anche se è ancora prevalente l’utilizzo del clavicembalo da un lato e dell’organo dall’altro.
Non è così raro che una parrocchia riceva in dono un organo da un ricco proprietario, che magari aveva utilizzato da anni lo strumento stesso in ambiti tutt’altro che religiosi.
Sì, è una musica che perde completamente ogni sorta di collocazione di genere e finisce per far coincidere sacro e profano, quando per anni “questi due riferimenti” si erano contagiati a vicenda, passando per tentativi ed abitudini, regolamentati da censure, condanne e disparità sociali non indifferenti.
Tali letterature rendono assai pure al clavicembalo, capace con la sua essenzialità, di far emergere in maniera limpida, una musica pura, dove l’equilibrio strutturale, la certosina costruzione delle imitazioni e la plasticità melodica, davano consistenza al materiale tematico.
Da ultimo, trovo improbabile pensare di trovare una sola pagina dell’intera letteratura del ‘700 veneziano – da Galuppi a Marcello, passando per Pescetti o Vento, fino al Paradisi e al Pera, per citarne solo alcuni – priva di quella leggerezza ed immediatezza, che fa di questa musica una vera e propria fonte inesauribile di ispirazione per tutti i musicisti.
Non si dimentichi la straordinaria portata educativa di una letteratura che di fatto spianerà la strada alle più alte conquiste formali (Sonata/Quartetto), stitistiche (Classicismo/Romanticismo) e tecniche (Scarlatti/Beethoven), negli anni a seguire.

Citazioni citabili, spunto per alcune riflessioni

L’organo è l’unico strumento sul quale è possibile mantenere una nota tanto a lungo da produrre un’impressione di tempo e di eternità. (Olivier Messiaen)
• L’organo è in grado di rappresentare il senso del grandioso e del meraviglioso insiti nella sfera sacra. (Olivier Messiaen)
• L’organo è certamente il più grande, il più ardito, il più magnifico di tutti gli strumenti creati dal genio. È un intera orchestra da cui un’abil mano tutto può domandare, tutto ottenere.
(Honoré de Balzac)
• L’organo è lo strumento musicale più potente che la storia del pianeta abbia mai prodotto e rappresenta un fiume che porta in sé tutti i registri, le altezze, i timbri, i volumi. (Olivier Messiaen)
• Se c’è qualcuno che deve tutto a Bach, questi è proprio Dio. (E.M Cioran)
• Ai miei occhi ed alle mie orecchie l’organo è il re di tutti gli strumenti. Troppo per quel che faccio, troppo poco per quel che potrei fare. (Wolfang Amadeus Mozart)
• Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. (Sacrosanctum Concilium)
• Avevo 11 anni. Salii alla tribuna dell’organo da solo ed ebbi la sensazione di trovarmi davanti a una sorta di mostro. Vedevo solo le tastiere, la fila delle canne di facciata. Ma il suono che ne usciva dalla pancia era un mistero, aveva qualcosa di magico. (Jean Guillou)
• L’organo è un’entità dalle risorse infinite. Bisogna considerarlo come tale e non come uno strumento compiuto. Quando avrebbe raggiunto il suo stadio definitivo? Nel XVII? Nel XVIII? Nel XIX secolo? E dove? In Francia? In Spagna? In Germania? (Jean Guillou)
• L’organo è lo strumento del Creatore per eccellenza. (Jean Guillou)
• Un suono d’organo antidoto al mattino cupo. (Christine Busta)
• Per sentire l’assoluto, mi basta una musica d’organo, l’odore di incenso e un tramonto da ammirare. (Fabrizio Caramagna)
• C’è un certo taglio di luce,
nei pomeriggi d’inverno,
che opprime come il peso
degli accordi d’organo
in una cattedrale
(Emily Dickinson)
• L’uomo è fatto di mille cangianti sfumature che risuonano come canne d’organo. (Fabrizio Caramagna)
• L’organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani, dalla gioia alla tristezza, dalla lode fino al lamento. Inoltre, trascendendo come ogni musica di qualità la sfera semplicemente umana, rimanda al divino. La grande varietà dei timbri dell’organo, dal piano fino al fortissimo travolgente, ne fa uno strumento superiore a tutti gli altri. Esso è in grado di dare risonanza a tutti gli ambiti dell’esistenza umana. Le molteplici possibilità dell’organo ci ricordano in qualche modo l’immensità e la magnificenza di Dio. (Papa Benedetto XVI)
• In un organo, le numerose canne e i registri devono formare un’unità. Se qua o là qualcosa si blocca, se una canna è stonata, questo in un primo momento è percettibile forse soltanto da un orecchio esercitato. Ma se più canne non sono più ben intonate, allora si hanno delle stonature e la cosa comincia a divenire insopportabile. Anche le canne di quest’organo sono esposte a cambiamenti di temperatura e a fattori di affaticamento. È questa un’immagine della nostra comunità nella Chiesa. Come nell’organo una mano esperta deve sempre di nuovo riportare le disarmonie alla retta consonanza, così dobbiamo anche nella Chiesa, nella varietà dei doni e dei carismi, trovare mediante la comunione nella fede sempre di nuovo l’accordo nella lode di Dio e nell’amore fraterno. (Papa Benedetto XVI)

Ora confrontiamo alcuni aspetti: di ieri, di oggi, di sempre…..

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