Quante volte ho dovuto assistere a discorsi, dove i commenti più frequenti erano: ….tanto è musica…..tu cosa insegni?…ahh! ….. vabbè, tanto non serve a nulla! ….tutti capaci di canticchiare qualche canzonetta, o fare quattro salti… sì certo, ma io ho la materia d’indirizzo! …allora, mi raccomando oggi pomeriggio le prove del coro, ok?….sì, ma non posso, perchè ho il recupero, il corso, l’help, l’ECDL, il FIRST e se non vado la profe mi ricatta ….e così via….
Fin dalle prime esperienze, mi sono trovato di fronte ad una situazione davvero difficile da tollerare (specie per il mio carattere), perchè ero chiamato da un lato a sensibilizzare alcune decine di studenti (cosa normale per tutti gli insegnanti), ma non pensavo dall’altro, di dovere “temere” specialmente i colleghi, forti di una preparazione settoriale ben diversa dalla mia, ma troppo lontana appunto per sperare di trovare dei punti di collaborazione veri, non solamente di facile opportunismo, o di facciata.
La diffidenza generalizzata, la pretesa gratuita di relegare alcuni insegnamenti ai margini del curricolo per favorirne altri, mi ha subito posto in una posizione molto critica, dato che a scuola, non si parla di didattica se non associandola a parole come “interdisciplinare”, “equipe”, “dipartimento”, “unità”, che suonano appunto come parole vuote, data la cruda realtà!
Ora l’azione: i colleghi da una parte, i genitori dall’altra (a tal proposito, una mia carissima collega di lettere – davvero lungimirante – sosteneva che i genitori sono “una brutta razza”, sottolineando in modo ironico, come talvolta il desiderio di collaborare e rendersi utili, provochi viceversa danni irreparabili, perchè si traducono in continue intromissioni in un campo che ha bisogno di tempo, di organizzazione e tanta, tanta tranquillità – dimenticavo: nel frattempo sono diventato anch’io genitore, mentre la mia carissima amica/collega, continua ad essere single!), mentre gli studenti – solo loro – al centro di tutto il percorso!
Dalla parte degli studenti
- mai capitato di trovare allievi con una chiusura netta verso il fenomeno musicale in genere
- magari si trovano alcuni meno aperti ai vari generi, più favorevoli al moderno, alle espressioni legate all’esperienza diretta, cosa fra l’altro normale, oppure aperti al suono solo strumentale (specie i maschi), o attratti dal suono solo vocale (specie le femmine)
- sappiamo che nella scuola la musica è relegata ai margini, o addirittura depennata dai vari curricoli, ma i numeri (dato che nella scuola oggi, si parla solo con i numeri e allora, facciamolo!), dicono che i ragazzi hanno un gran bisogno di musica, dato che la richiesta è altissima e la curiosità notevole, come testimoniato dai percorsi specifici sin dalle Scuole Elementari, dalle sperimentazioni che troviamo sempre più numerose nelle Scuole Medie e le varie Band, Cori Scolastici e Giovanili, Musical con Progetti a vario titolo sparsi un po’ ovunque nelle Scuole Superiori (davvero una gamma notevole, da quelli spontaneisti, a delle vere e proprie istituzioni di un certo spessore e di livello qualitativo)
Dalla parte dei genitori
- mai fatto caso che chi studia musica, ben difficilmente si avvicina ai tanto temuti “brutti giri?”
- un impegno musicale, aiuta a disciplinarsi in modo naturale verso delle sane abitudini, che oggi sono una costante lotta (si pensi ai cellulari, alla televisione, ai computer, così temuti, così invadenti….), contro il tempo libero e causa di sprechi colossali in termini di organizzazione, oltre che rimbambimento collettivo!
- l’educazione ad una disciplina musicale, mette a nudo in tempi insospettabili, eventuali problematiche legate alla coordinazione, fino alle varie problematiche comportamentali e disturbi d’apprendimento, oggi veramente diffusissimi (i cosidetti BES)
Dalla parte degli insegnanti
- i processi musicali, mettono in relazione tutti i sensi in modo circolare, favorendo l’equilibrio e rinforzandoli reciprocamente
- c’è inoltre un aiuto evidentissimo, verso la concentrazione, l’attenzione e la memorizzazione
- innegabile, lo sviluppo di una percezione del bello, l’abitudine all’ascolto, al gusto, di conseguenza, al senso critico ed estetico
- aggiungo che affina certamente il carattere
Una volta chiesi ad un mio allievo di Pianoforte in procinto di dare l’Esame di Compimento Medio in Conservatorio: “ Perchè studi Musica?” Rispose semplicemente: “Perchè è bello suonare…” Io lo massacrai dicendogli “È una risposta degna di un bimbo di quattro, cinque anni al massimo, non di un maggiorenne che lavora giornalmente alla tastiera da oltre otto!” – Passò una settimana e tornai sull’argomento.. Di fronte alla medesima domanda, mi sentii rispondere: “Non saprei stare senza suonare….vorrei farne la mia vita…” Lo abbracciai e non tornammo più sull’argomento.