Istruzione e formazione professionale (IeFP) riflessioni ai margini

Nei quadri ordinamentali d’Istruzione Superiore, la costituzione dei cosidetti IeFP – fortemente voluti a livello sia Provinciale, che Regionale – rappresenta una delle più grosse novità scolastiche degli ultimi decenni, a parte la recente riforma che ha stravolto completamente l’Istruzione Secondaria di Secondo Grado.

La stragrande maggioranza degli alunni di questi corsi, non ha una gran dimistichezza con la scuola in generale, né con lo studio in particolare, infatti le classi degli IeFP, sono formate per lo più da ragazzi/e già alle prese con problemi scolastici, con un rischio dispersione altissimo, con un’età superiore al corso di studi, a causa del tanto, troppo tempo speso male in altre Istituzioni Scolastiche.

Per lo più si tratta di “elementi” che poco hanno a che vedere con la scuola tradizionale, fatta di ore passate fra i banchi, con scadenze precise cui rispondere fra interrogazoni, verifiche e compiti.

Il quadro orario di tali corsi, lascia più di un dubbio, visto che alle immancabili discipline di base (Storia, Italiano e Matematica), vengono affiancate numerose altre discipline, con programmi ed organizzazioni orarie fisse, nel quadro di un percorso definitivo molto vicino ad una qualsiasi altra scuola superiore.

Da un punto di vista estetico, si fatica a differenziare un Corso Professionale da un IeFP, per lo meno il monte ore è di tutto rispetto, almeno in teoria, per poi scontrarsi con una realtà piuttosto spigolosa, fatta di mancanze gravissime, già dai minimi strumentali.

L’insofferenza alla teoria, alla staticità da parte del gruppo classe, è qualcosa di evidentissimo da subito e questo fa davvero “a pugni” con l’ostinata competenza di ogni docente, che pretenderebbe di trovare una forma di collaborazione da parte di ragazzi per nulla interessati al nozionismo di maniera, trasmesso prevalentemente con le classiche lezioni frontali.

L’impostazione del lavoro, andrebbe ripensato per moduli – come di fatto si cerca di ipotizzare nei numerosi consigli di classe, dedicati per lo più alla progettazione – ma non è così semplice gestire delle tematiche per macro-concetti, con interventi dei singoli docenti nelle discipline di competenza, che spesso finiscono per perdere un’identità d’assieme, se non addirittura “la bussola”, nelle numerose difficoltà giornaliere, durante la gestione del gruppo classe.

Unica certezza, il doversi rendere conto che la scuola tradizionale in taluni casi è sicuramente destinata a naufragare, in un mare di interruzioni, di pretestuosi commenti e richiami infiniti!

Interventi disciplinari?

Dopo decine di note (e di vario tipo, alcune delle quali indicibili….), e numerose sospensioni (fino a oltre la settimana!), è triste sapersi completamente disarmati e incapaci di qualsiasi forma di interazione per realizzare anche solo in parte un percorso didattico che trovi un senso e una qualche  collocazione logica.

Quali strategie?

Venirsi incontro, mostrarsi collaborativi e mai e poi mai scoraggiarsi, questo è l’errore più frequente e grave, quando si ha a che fare con realtà educative così difficili.

Non dimentichiamo che – per dirla alla maniera di un Dirigente Scolastico del mantovano, mia vecchia conoscenza… – dopo gli IeFP non c’è nessuna altra scuola capace di raccogliere una tipologia di alunni, che fuori dall’Istruzione di Formazione Professionale, starebbe in mezzo ad una strada, senza alcuna possibilità di recupero o miglioria, neppure da un punto di vista sociale.

Quando questi ragazzi dal vissuto piuttosto complicato, si trovano di fronte docenti che si lamentano, che si mostrano insofferenti e tutt’altro che contenti di averci a che fare, ecco che – anche come forma di autodifesa – scatta una sorta di rifiuto verso l’adulto, dell’ennesimo giudice capace di rimproverare, di correggere e riprendere all’infinito…

Una lunga serie di provocazioni, un mettersi alla prova, un gioco a dimostrarsi credibili con comportamenti chiari che fungano da esempio, ma che rischiano di scoprire il fianco al minimo cenno di debolezza, in un percorso che nel frattempo ha perso completamente la sua identità scolastica, per reinventarsi in altre strade, perchè altri sono i contenuti e gli obiettivi delle singole unità in programma.

Le materie lasciano così il posto al recupero della persona, le discipline scadono sino alla soglia del decoro, per cercare un dialogo cui ancorarsi, un’esigenza forte ed indispensabile, reciproca!

Quando si entra in sintonia con questa realtà, si capisce quanto sia importante essere un riferimento, un esempio, o anche solo un semplice “compagnone” cui guardare con fiducia.

Ma quale lezione, quale curricolo, programma, progetto o iter didattico: la fiera delle banalità, uno scadere ai minimi termini su qualsivoglia argomento, sia da un punto di vista contenutistico, che di metodo, senza parlare del momento della verifica!

Ma questi ragazzi, quelle persone, questi “strampalati, caotici e rissosi allievi”, potrebbero essere disposti ad aprirsi – a chi si mostrasse ben disposto…. – e ripartire, provando a capirsi meglio.

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