Comporre oggi, come da sempre e ancora, per dare continuità all’eredità del passato, per dare il proprio contributo, la traccia del nostro passaggio, trovando l’idea giusta, l’originalità che può sgorgare da un niente, o dalle infinite alchimie che i suoni nascondono.
Chi in modo integralista, per rinnovarsi, chi più legato alle tradizioni, per ripetersi, chi per la ricerca della fama, o del successo, chi per esibizionismo, o per sentirsi realizzato.
Un viatico mai trascurato anzi, straordinariamente diffuso proprio nel periodo “Barocco” (ricorderete il celebre dualismo Bach/Vivaldi, una vera e propria pratica di quel tempo), quello di attingere alle idee d’altri, ad intere composizioni riutilizzate per svariati scopi musicali.
Plagio? Oggi che i diritti d’autore sono riconosciuti (SIAE), se ne pagano giustamente le conseguenze, Una delle più curiose cause di plagio degli ultimi anni fu quella che Albano Carrisi intraprese contro Michael Jackson, dove fra Will You Be There e I cigni di Balaka (composta molto tempo prima), si riscontra un’innegabile somiglianza: ben 37 note sono identiche!
Per questo motivo si continua a trovare ispirazione in quel patrimonio tecnicamente definito di “pubblico dominio”, proprio perchè proveniendo dal repertorio storico del passato – per lo più classico, nessuno potrebbe mai avanzare pretesa alcuna di diritto d’autore.
Ad esempio, il pop barocco, dall’inglese baroque pop (baroque rock, chamber pop, chamber rock e english baroque), è un genere musicale che mescola il rock con elementi di musica classica, sorto a metà degli anni settanta.
Alcuni esempi significativi
come quello della Canzone dell’amore perduto, scritta da Fabizio De Andrè, fu pubblicata come singolo, la prima volta nel marzo del 1966, come lato A, nel 45 giri La canzone dell’amore perduto/La ballata dell’amore cieco (o della vanità), fu pubblicata lo stesso anno nell’album Tutto Fabrizio De Andrè. Pur non essendo indicato sulla copertina del 45 giri, la musica della canzone è basata sull’ Adagio del Concerto per tromba, archi e basso continuo in Re maggiore di Georg Philippe Telemann – https://www.youtube.com/watch?v=Q9QbcfxpIXk Si noti come venga ripresa esattamente l’intera melodia, con la medesima ritmica, arricchita da un testo che certamente rende onore al risultato finale, ma che non toglie l’evidenza dei fatti.
Altro caso straordinario
“Procol Harum” è il nome curioso di un complesso di rock progressivo britannico, tra i primissimi esponenti di tale corrente musicale negli anni sessanta. Viene considerato “uno dei quintetti più influenti nella storia del rock” e i suoi musicisti “i profeti del suono orchestrale”. All’inizio del 1967 Brooker incontra il paroliere Keith Reid che scrive il testo per una melodia composta dal tastierista: l’idea di Brooker, nell’arrangiamento della canzone, è quella di inserire un’introduzione strumentale (ripresa poi tra una strofa e l’altra) ottenuta sovrapponendo il basso del secondo movimento della Suite per orchestra nr. 3 di Johann Sebastian Bach BWV 1068 (conosciuta anche come “Aria sulla quarta corda”) con una melodia presa da un’altra opera del compositore tedesco (BWV 645, il Corale in Mi bemolle maggiore “Wachet auf, ruft uns die Stimme” – Svegliati, una voce ci sta chiamando). Il tutto viene esaltato dall’organo hammond abbinato al Leslie (termine usato universalmente per indicare un sistema di altoparlanti rotanti). Nasce così “A Whiter Shade of Pale” ed in pochi giorni il disco arriva in testa alle classifiche britanniche (negli Stati Uniti d’America il disco raggiunge il quinto posto della classifica), come la sua “cover” italiana, completamente diversa e assai distante nel significato dall’originale di Reid, adattata da Mogol per i Dik Dik con il titolo Senza luce: il disco viene pubblicato il 20 agosto 1967 e va subito al primo posto in classifica, restando complessivamente in hit parade per diciassette settimane – Procol Harum: A Whiter Shade of Pale – https://www.youtube.com/watch?v=2puubv2e0L4 Anche in questo caso, molto evidenti i riferimenti al giro armonico e alla fraseologia del corale, certamente decisivi per il risultato finale.
Oppure impiegata nella musica da film
dove il Terzo movimento dal “Quintetto d’archi in Mi maggiore” di Luigi Boccherini, scritto per un quintetto di violini, nasconde in realtà una storia molto particolare: nel corso della sua vita infatti, Boccherini si dedica alla scrittura di diversi brani per il Font String Quartet, ma spesso il suo desiderio di unirsi a loro, lo spingeva a scrivere ulteriori spartiti per la sua parte di violoncello e così questa composizione nata come Quartetto, si trasforma in Quintetto. Aggiungo che tale “forma” è praticamente coltivata solo da lui, perchè tecnicamente non aggiunge molto al ben più autorevole quartetto, anche se è innegabile che Boccherini, ne lasciò vari e tutti di grande spessore. Potete ascoltarla nella scena del ristorante in Ferris Bueller’s Day Off, oppure in The Ladykillers. Una pazza giornata di vacanza (Ferris Bueller’s Day Off) è un film del 1986 scritto e diretto da John Hughes. La pellicola, distribuita dalla Paramount Pictures a partire dal 13 giugno 1986, è una commedia giovanile. Ferris all’interno della pellicola rompe spesso la “quarta parete” comunicando direttamente con il pubblico. Quarta parete è un’espressione che indica, nella terminologia dello spettacolo, un “muro immaginario” posto di fronte al palco di un teatro, attraverso il quale il pubblico osserva l’azione che si svolge nel mondo dell’opera rappresentata.
L’idea che un attore possa immaginare un muro che lo divide dagli spettatori si trova così formulata nel saggio De la poésie dramatique (1758) di Denis Diderot e serve a far comprendere la necessità di una recitazione più realistica che presupponga che gli attori in scena si dimentichino della presenza degli spettatori.
È la musica del passato, che torna a vivere in altri capolavori in modo spesso del tutto inaspettato e continua a proporsi in tutta la sua forza comunicativa.
Citazioni citabili
“C’è musica classica talmente bella da diventare popolare e leggera, e c’è musica leggera talmente bella da diventare classica. Quando la musica è bella è bella e basta!” – Andrea Bocelli
“Tutti dobbiamo essere differenti. Non possiamo copiare un altro, e nello stesso tempo pretendere di arrivare a qualcosa. Se tu copi, è perché il tuo lavoro non ha un sentimento sincero, e senza sentimento nessuna delle cose che fai avrà realmente valore. Come non ci sono al mondo due persone uguali, così dev’essere anche con la musica, altrimenti non è musica” – Billie Holiday
Ora confrontiamo alcuni aspetti: di ieri, di oggi, di sempre…..
Barocco significa:”perla imperfetta” ed è stato un periodo storico che non ha influenzato solo ideologie e architetture bensì anche la musica,formando compositori come Bach,Vivaldi e Claudio monteverdi.La musica barocca oggi rimodernata è utilizzata in ambito cinematografico.
” tutto dobbiamo essere differenti.Non possiamo copiare un altro e pretendere di arrivare a qualcosa senza sentimento niente ha un valore,non esistono due musiche uguali” il plagio è ben differente dall’ispirazione,l’ispirazione è quasi un sentimento che fa cose straordinarie,come con Claudio Monteverdi che ha rivoluzionato la musica barocca.
Anche noi nel nostro piccolo possiamo “fare rivoluzioni” senza cercare di eguagliare gli altri
Il ‘7000 è stato un periodo di grande rinnovamento musicale, con personalità come Vivaldi e Bach. Il loro patrimonio musicale ha, ancora oggi, influenza e rappresenta, a distanza di circa tre secoli, un punto di riferimento per i compositori orchestrali o cinematografici. Ad oggi, infatti, se i compositori orchestrali o cinematografici volessero cimentarsi nel creare delle musiche su stile “classico”, che rispecchiano lo stile di quegli anni, prendono come riferimento gli autori più importanti dell’epoca.
A riprova di quanto detto, diversi cantanti e band del secolo scorso, si sono ispirati al ‘700 per rievocare e valorizzare la sua importanza e per cercare di rielaborare e arrangiare in chiave moderna questo periodo. Oltre agli esempi forniti sopra come De Andrè e la band Procol Harum, si può citare la progressive rock band britannica Sky. Nell’album “Sky 2” del 1980 vi sono presenti due arrangiamenti: uno è “Andante” di Vivaldi arrangiato da Williams, uno dei componenti della band; e il secondo è “Toccata e fuga in d minor” di Bach arrangiato da Peek, un altro componente, sotto il titolo di “Toccata”.
Questa è la testimonianza che tutte le opere del passato possono essere riarrangiate in una chiave moderna con anche i nuovi strumenti elettro-acustici.
Sono pienamente d’accordo con quanto detto da Gandolfi. Molte volte, infatti, i plagi utilizzati dai compositori dei nostri tempi provengono sempre dalle musiche dei musicisti classici più famosi e più conosciuti, ma non solo.
Abbiamo diversi esempi: la canzone “Memories” dei Maroon 5 ha lo stesso giro armonico del canone di Pachelbel, musicista, compositore e organista tedesco del 700.
Un altro esempio plausibile è il seguente, riguardante la famosa canzone “Can’t help falling in love”: la melodia di questo brano è stata presa dalla celebre romanza “Plaisir D’Amour” composta nel 1785 da Jean-Paul-Egide Martini su parole di Jean-Pierre Claris DE Florian di cui Hector Berlioz scrisse un arrangiamento per orchestra nel 1859.
Il compositore tedesco Johann Sebastian Bach è un’ispirazione non solo per la canzone citata all’interno del blog ma anche per altre tra cui in “Plag in Baby” dei Muse in cui ritorna in maniera palese il tema della Toccata e Fuga in Re minore eseguito dal riff di chitarra.
Infine un ultimo esempio che si può fare riguarda sicuramente la canzone “Agnese” di Ivan Graziani la cui melodia è tratta dalla sonatina in Sol Maggiore di Muzio Clementi.
Possiamo notare quindi che c’è un’infinita di esempi che ci dimostrano quanto la musica classica non sia “morta” ma ancora attiva nella vita i tutti.
Come si può notare leggendo questo blog possiamo affermare che la musica del passato, in particolare quella barocca, ha influenzato molto la produzione musicale dei giorni nostri. I compositori, dato che non hanno nessun problema con i diritti d’autori, si sono sbizzarriti nel cercare nella musica antecedente armonie e melodie da utilizzare nelle proprie musiche.
Riguardo al presunto plagio di Albano Carrisi nei confronti di Michael Jackson io penso che non possa essere considerato tale poiché penso che il cantautore italiano non voleva farlo con cattiveria, anzi, con rispetto, omaggiando le doti musicali del cantautore statunitense. Questo è il mio pensiero riguardo a questo accaduto.
Sono d’accordo con la citazione di Billie Holiday, copiare non porta mai a nulla ed è inutile. Ciò di cui però sono convinta è che la musica è un bene immortale e senza età; questo ce lo dimostrano i più recenti cantautori che riprendendo componimenti di musica classica, li riarrangiano oppure molto spesso aggiungono testi alle melodie preesistenti e le rendono ancora più ricche ed inestimabili di quanto già non fossero. Il fatto che molti di questi brani raggiungano le posizioni più alte nelle classifiche ci dimostra che utilizzare la musica antica come fonte d’ispirazione e rimodernarla è un esperimento vincente. Per esempio una canzone che mi piace moltissimp è “Can’t Hep Falling in Love” di Elvis Presley la cui melodia corrisponde a Plaisir D’Amour di Jean-paule-Egide Martini scritta nel 1785. Il testo della canzone cantata da Presley descrive come una uomo non posa fare a meno di amare una certa donna e trovo che quelle parole estremamente dolci possano toccare il cuore di tutti. Detto questo vorrei riflettere in particolare sul valore del testo, sulle parole di una canzone che adattate ad una melodia già straordinaria possono dare vita a un nuovo capolavoro.
Io invece non sono d’accordo con quanto dice Adele riguardo alla citazione di Billie Holiday. Innanzitutto, a parere mio, copiare non è una cosa del tutto negativa perché significa rendere omaggio all’inventore di una determinata cosa. Inoltre, dato che prendere spunto dalla musica del 700 non comporta nessun problema dal punto di vista dei diritti d’autore, non bisogna scandalizzarsi se qualcuno vuole farlo.
Come seconda cosa io non sono d’accordo sull’affermazione della cantante: “Se tu copi, è perché il tuo lavoro non ha un sentimento sincero, e senza sentimento nessuna delle cose che fai avrà realmente valore.” Secondo me, infatti, trarre ispirazione da una musica che si è sentita è già un modo per esprimere i propri sentimenti perché vuol dire che si è rimasti colpiti da una determinata melodia o armonia e si vuole creare una propria canzone con un testo che potrebbe parlare della propria vita utilizzando degli strumenti già usati da altri. Bocelli ha ragione: quando una musica è bella non bisogna stare a criticare il fatto che sia uguale ad un’altra. Bisogna solo apprezzare.
Mi trovo d’accordo con quanto detto da Bocelli, ovvero che se una musica è bella è bella e basta e va apprezzata, anche se si tratta di un plagio o di un arrangiamento.
Ritengo che il prendere spunto da brani di altri autori possa far nascere delle composizioni altrettanto ricche di sentimenti e significati, incrementati da quelli del brano iniziale, proprio per questo motivo penso che ogni composizione degna di nome nasca da un sentimento o con un motivo ben preciso.
Copiare non vuol dire creare qualcosa di inutile o già sentito poiché vengono aggiunti dei nuovi elementi, magari di stili differenti che potrebbero portare ad una composizione quasi irriconoscibile.
Proprio per questo motivo mi trovo d’accordo con Curti e non concordo con quanto detto da Billie Holiday.
Sono d’accordissimo con quello che ha detto Adele, dove afferma che copiare non porta mai a nulla.
Sono d’accordo perche’ credo che copiando (e non prendendo ispirazione) un autore non possa creare la sua “carta d’identità”, delle proprie sonorità, in quanto cio’ che sentiamo porta all’autore dal quale è stato copiato il brano.
Non e’ corretto nei confronti dell’ autore copiare il suo brano, anche se ti ha colpito nell’animo, senza riconoscerne i diritti e spacciare il tutto come proprio.
A volte anche i cantanti più famosi e amati (e talentuosi) come i the Doors,plagiano e negano l’evidenza davanti ad un capo d’accusa come un produttore,come successe con la canzone “hello i love your” del 1968 palesemente copiata da “all day and all night” del 1964.
secondo me essere famosi e apprezzati non dà il diritto a plagiare e sentirsi giustificato e amato
Mi trovo complessivamente in accordo con ciò che afferma Adele: impiegare la musica antica al fine di rimodernarla è una cosa positiva. O almeno, porta con sé diversi aspetti che possono esserlo. La musica antica, come asserisce Alessandro, è vista da coloro che non sono stati adeguatamente istruiti riguardo l’argomento come vecchia, noiosa, priva di vita e vitalità. La rielaborazione di importanti composizioni, in questo caso del ‘700, può rivelarsi una preziosa opportunità per far apprezzare anche alle masse, e ai giovani specialmente, la ricchezza e la meraviglia della musica cosiddetta “colta”. Il rischio in cui si incorre, dall’altro lato, è quello di banalizzarne l’essenza o di perderne il vero significato, l’origine, il cuore pulsante (specialmente se la rielaborazione non è ben curata e “buttata lì”, cosa che però potremmo definire un “rischio calcolato”, considerando che di compositori scadenti ce ne sono sempre stati, fin dall’alba dei tempi); dall’altro lato, potrebbe sicuramente incuriosire qualcuno e magari spingerlo ad ascoltare la versione originale del brano in questione, addentrandosi in un mondo musicale estremamente vasto, ricco e variegato.
Vorrei riprendere il commento di Adele perché non sono completamente d’accordo con il suo pensiero, bensì la penso un po’ diversamente come Matteo e Roberta. Quando un musicista “copia” le melodie in questo caso barocche non lo fa perché non ha idee ma, secondo me, per un secondo fine. Porto la mia esperienza come argomentazione: io sono innamorata di “Una furtiva lagrima” del grande Gaetano Donizetti e se mai un giorno dovessi comporre musica mia, sicuramente inserirei parti della melodia perché la stessa emozione che trasmette a me, voglio trasmetterla ai miei ascoltatori; vorrei fare innamorare loro della musica della quale io vado pazza. Logico che non la riporto uguale all’originale ma con qualche variazione ed è logico pure che non è vero che non ho ispirazione bensì voglio utilizzare parte della mia opera preferita per far capire anche a coloro che sentono il mio prodotto finale che quelli sono i miei gusti e che attingo da colui che per me è uno dei più grandi compositori esistiti. Ciò non toglie che per qualcuno questo sia considerabile plagio ma dal punto di vista della SIAE, dopo 70 anni dalla morte dell’autore questa non esiste più.
Come vedo citati, molti plagi provengono da canzoni anche attuali. C’è da fare una differenza abissale però dagli autori che si ISPIRANO a brani di tre secoli fa, talvolta anche riconoscendo di aver preso spunto da tali citandoli nella descrizione del video di Youtube ad esempio, o comunque rendendolo noto. Ci sono altri autori invece che facendo leva sull’ignoranza musicala della nostra generazione rispetto a quella di 300 anni fa vendono e sponsorizzano musica che non hanno prodotto loro, copiando senza alcun pudore e spacciandola per propria al fine di guadagnare soldi e fama; stesso discorso per gli autori ancor più sciocchi che copiano da canzoni di a malapena 20/30 anni prima rischiando molto penalmente parlando in caso di citazione dalla SIAE detentrice di buona parte dei diritti d’autore. Caso vuole che sia un’organizzazione nata nel 1882 a Milano e non prima, di conseguenza nessuno può chiamare in causa chiunque “copi e incolli” la musica dei secoli precedenti poichè nessuno ne rivendica i diritti (in molti casi).
Vedo molte impressioni date dai miei compagni sul fatto che sia giusto o no copiare altri autori. Spesso a scuola ci si sente dire di non copiare durante i test eppure nella vita di tutti i giorni copiare e dunque apprendere le tecniche dai migliori, in qualsiasi parametro si parli, può solo che perfezionare la propria tecnica. Purtroppo questo discorso non vale per la musica, nello specifico per una melodia. Nella maggior parte dei casi infatti si risulta solo che ripetitivi “copioni”, senza stile facendo leva su repertori e vere e proprie melodie artistiche date da altri autori. Tuttavia c’è anche da specificare che non si può solamente inventare sempre tutto senza prendere un piccolo ( e ripeto piccolo ) spunto da altri brani, perchè come dice Bocelli” Quando la musica è bella è bella e basta” punto. Di conseguenza una parte di ragione la ha Billie Holiday che afferma la necessità di inventare qualcosa di nuovo, di personale, di profondo, che venga da dentro e dai propri sentimenti, e dall’altra parte possiamo anche dare ragione a Bocelli, infatti se qualcuno sa arrangiare un brano del ‘700 proponendolo in una maniera diversa al pubblico di oggi significano 2 cose: 1)l’artista è un abile musicista che variando e aggiungendo del proprio al brano riesce a farlo diventare suo 2)il motivo del ‘700 è così sublime da piacere anche alle generazioni attuali
Io sono pienamente d’accordo con quanto detto da Birolini e trovo molto interessante la riflessione portata alla fine del commento poiché copiare o prendere spunto creando qualcosa che si distungua è sicuramente molto difficile.
Con il secondo punto, invece, ha portato in luce un aspetto molto importante, poiché tutti ci chiediamo se sia giusto copiare o no ma non ci chiediamo perché si copino composizioni del ‘700.
Sicuramente il ‘700 è stato un secolo di massima estensione dello stile italiano durante il quale l’opera viene portata anche all’estero dove i musicisti trovano culture e mezzi differenti per fare musica, trovano anche un sostegno che porta l’opera ad un’efficacia espressiva elevata e penso, quindi, che sia molto difficile creare qualcosa di “migliore” o semplicemente qualcosa di così diverso dopo che sono passati vari secoli in cui si è sperimentata la musica in tutte le salse.
Sono assolutamente d’accordo con Dylan. Tutti noi nel corso della nostra vita copiamo gli altri, consapevolmente ma anche inconsciamente. Esiste infatti un fenomeno chiamato criptomnesia che è la convinzione che un pensiero sia nuovo e originale mentre proviene dalla memoria, una sorta di plagio inconscio. Sicuramente sarà capitato a tutti di sentire una canzone e pensare che ce ne ricorda un’altra, magari spesso gli autori compongono brani nuovi ispirandosi a melodie già sentite senza saperlo. Per tutti gli altri casi in cui il “copia e incolla” è consapevole per me esiste solo una regola per cui ognuno può fare quello che vuole onestamente. Per cui se tale artista vuole copiare o farsi ispirare da un altro, ben venga ma a patto che il secondo sia d’accordo e che questa “ispirazione” sia resa pubblica e non rivendicata come qualcosa di inedito.
Io credo che nel momento stesso in cui qualcuno si approcci alla musica con un ascolto approfondito cioè con la finalità di cogliere quel mondo di armonie e suoni capaci di far vibrare l’anima, in qualche maniera ne venga posseduto e faccia sue quelle melodie che sicuramente l’hanno colpito in quache maniera. In questo senso non parlerei dunque di plagio o copiatura ma parlerei di spunto: ciò che ho catturato risuona nella mia testa e diventa parte integrande o passaggio comune per realizzare e magari completare in un modo del tutto personale una nuova composizione sulla falsa riga di ciò che mi è rimasto. Sono d’accordo con Matteo quando dice che prendere spunto significhi dar merito, e se nel creare il mio nuovo vado ad attingere da un classico, in primis riconosco merito all’opera e al compositore ritenendola bella al punto da volerla riutlizzare. Arricchendola in base al mio gusto personale dal mio punto di vista cucendola su me stesso già la modifico. Entrando nel merito del valore sentimentale, dell’attribuirgli un significato a livello emotivo, è poi chiaro che l’una non può essere mai uguale all’altra proprio perchè i presupposti e il bagaglio di meozioni da cui tutto ha origine sono sicuramente diversi. La musica è emozione.
Concordo con quanto sostiene Alessandro e numerosi compagni affermano. Trarre spunto da composizioni antiche può essere un vantaggio enorme per i compositori moderni per la questione dei diritti d’autore sollevata nel blog ma soprattutto anche per conseguire maggior notorietà risultando la canzone più orecchiabile ed avendo riscontrato un forte successo nella versione originale. Un esempio a sostegno di questa tesi è il caso di plagio commesso da Vanilla Ice con il brano “Ice Ice Baby”, nei confronti dei Queen e David Bowie con “Under Pressure”. All’ascolto risulta percepibile con grande facilità che il sample di Ice riprende pari pari la fondamentale linea melodica del basso di “Under Pressure”. Di fronte all’accusa di plagio Vanilla Ice reagisce scherzosamente sostenendo di aver modificato la melodia tramite l’aggiunta del beat. Gli avvocati di Bowie e dei Queen procedono con la denuncia; Vanilla Ice risarcisce gli autori con una lauta somma. Il caso non arrivò mai in tribunale ma causò grandi dibattiti sulla struttura legale del diritto d’autore americano. “La legge difende bene gli interessi finanziari degli artisti, ma fa poco per quelli creativi”. Freestone scrive che inizialmente Freddie Mercury credette di ascoltare “Under Pressure”: “Ha continuato a mangiare la sua colazione quando all’improvviso si è fermato… All’inizio credevo ci fossero dei problemi con il cibo, ma quando gliel’ho chiesto, lui mi ha semplicemente detto di star prestando attenzione al brano. Poi Freddie mi ha sorriso, dicendo di non riuscire a credere a ciò che stesse ascoltando, definendola una sfacciata imitazione” scrisse il suo assistente.
Concordo con Alessandro anche per la possibilità di attingere dal classico come spunto e non come plagio, contraddistinti da una sottilissima differenza. Molte composizioni possono essere state utilizzate per dare merito agli artisti ma molte altre sono state utilizzate di proposito a beneficio personale come nel caso sopra citato.
Concordo con ciò che ha detto Sabrina ritengo opportuno citare altri casi, la celebre canzone U can’t touch this del rapper MC Hammer, l’intero brano è costruito sulla base della canzone super freak di Rick James.
Un altro celebre esempio di semi plagio è quello del brano di Shakira hips don’t lie nei confronti del cantante portoricano Jerry Rivera, Shakira ha preso senza permesso l’inizio della canzone amores como el nuestro e l’ha velocizzata mettendola all’inizio e alla fine della sua canzone, Jerry Rivera non l’ha presa bene e nonostante lui apprezza Shakira come cantante dichiara che in questa occasione lei non è stata corretta.
Sono pienamente d’accordo con quello affermato da Alessandro, in quanto consapevolmente (ma anche inconsapevolmente), tantissimi autori riprendono melodie o motivetti gia’ sentiti,che li hanno colpiti, dando il merito di cio’ ad autori gia’ deceduti da secoli.
Copiare significa ripredere interamente tutte (o la maggior parte) delle caratteristiche melodiche di un determinato brano.
Prendere ispirazione significare invece riconoscere di avere attinto da opere gia’ esistenti determinati blocchi musicali, ma riadattandoli e miscelandoli con i propri gusti e con le proprie sonorita’.
Il 700 è stato un periodo prolisso di opere tra le più grandi mai composte, caratterizzato dalla presenza di figure di rilievo quali Bach e Vivaldi i barocchisti per eccellenza che in maniera particolare esercitano un certo fascino su di me. Inoltre periodo di grandi innovazioni in campo stilistico e strutturale e di grande fermento culturale. Non a caso richiamo questi grandi perchè con Vivaldi si ha il perfezionamento dei concerti solisti che diventano centrali nel nuovo linguaggio musicale e con Bach si ha un implemento di tecniche innovative e originali che lo vedono utilizzare una forma di scrittura musicale estremamente dettagliata e fiorita, che lascia uno spazio esiguo alla possibilità degli esecutori di aggiungere passaggi arbitrari (tratti che all’epoca non vennero colti costringendolo ad una fama postuma), a differenza del resto dei compositori del periodo che componevano secondo il gusto italiano (che insieme a quello francese dominava la musica “colta”), utilizzando linee melodiche semplici, che venivano successivamente arricchite dagli esecutori con abbellimenti e passaggi improvvisati.
A parer mio la ripresa di determinati frammenti melodici, armonici o ritmici che siano di un’opera classica come la Toccata e Fuga in Re minore nella canzone dei Mobb deep “Watch ya self” fa si che un’opera classica si riaffacci in chiave moderna ai giorni nostri regalandogli nuova vita e togliendo dal dimenticatoio autori e brani illustri. In questo caso semplicemente riproponendo come un ostinato un frammento di questa celebre composizione di Bach. Il vantaggio è anche quello in questo senso di far conoscere, apprezzare e magari avvicinare al mondo classico alle sue opere e ai suoi contenuti una platea di persone che diversamente non si sarebbe mai avvicinata e approcciata a questo stile ritenuto antico, superato e troppo rigido. Spesso infatti si associa, per un’idea preconcetta, la noia alle opere classiche precludendone a priori l’ascolto. Letto in questa chiave il riproporne un frammento diventa mezzo di trasmissione di cultura.
Concordo con il pensiero esposto da Alessandro perché l’espressione che arrangiando una composizione classica ad un brano moderno, si potrebbe riuscire ad ampliare la conoscenza e ad avvicinare il gusto musicale classico a quello moderno grazie agli arrangiamenti e alle modifiche che sono applicate.
Riprendendo il discorso di Matteo sul fatto di copiare la musica è doveroso specificare che copiare e trarre ispirazione sono due cose molto diverse. Forse copiare non è per forza una cosa negativa ma sicuramente è inutile e non conferisce nulla di innovativo; certo rendere omaggio a un certo compositore e alla sua opera può essere un’azione nobile anche se resta comunque una copiatura. Invece prendere ispirazione è ciò che davvero fa la differenza poiché permette di comporre qualcosa di nuovo con un ingrediente già esiste che può renderlo riconoscibile, speciale e magari anche più apprezzabile. Dunque Holiday si esprime solamente sulla copiatura mette credo che anche lui apprezzasse molto il “prendere ispirazione”.
Ritengo che il tema della composizione originale sia molto vasto e comprenda diverse tecniche a seconda del gusto dell’autore. Facendo riferimento ai secoli passati ci rendiamo conto di quanto il problema di produrre una composizione differente dai canoni che siamo abituati ad ascoltare e fruire sia effettivamente problematico. Andando ad analizzare il periodo di rinascita strumentale settecentesco, notiamo quanto sia stato importante per questa ulteriore rivoluzione (in seguito a quella effettuata da Monteverdi), riproporre tramite trascrizione strumentale composizioni vocali preesistenti. Le prime composizioni, nonché a tutti gli effetti mere trascrizioni di contrappunti vocali già esistenti, andavano a ledere il senso della composizione stessa poiché la composizione era basata sul rapporto motivo-parola. Essendo una nuova grammatica musicale, non poteva che prendere spunto da materiale pregresso per poi acquisire nel tempo maggior consapevolezza e dunque autonomia; era evidente come la letteratura strumentale fosse povera, misera essendosi appena sviluppata. Le composizioni vocali, essendo basate sulla parola, consentivano di costruire l’apparato melodico, ritmico e strutturale dunque risultava più semplice la realizzazione dell’intelaiatura compositiva. Un altro esempio di riutilizzo di composizioni antecedenti sta nella forma musicale del trio. Questa struttura riprende esattamente quella del minuetto a cui spesso veniva affiancata.
Avvicinandoci di più ai nostri tempi, osserviamo come agli inizi del Novecento ci sia stata una vera e propria crisi della tonalità con le idee progressiste ed innovative di Arnold Schönberg. A causa dell’avvento della musica elettroacustica, il compositore perde l’ispirazione e il vero metodo compositivo poiché impegnato nell’esplorazione delle nuove possibilità sonore ottenute con l’elettronica. Il difficile dualismo con cui il compositore doveva interfacciarsi annoverava l’essere compreso seguendo l’etica estetica, rimanendo dunque rispettoso nei confronti della consuetudine compositiva ed essere al tempo stesso originale. Le composizioni erano arrivate ad assomigliarsi tutte tra di loro in qualche modo… Alle soglie della musica di Wagner si comprende che la tonalità ha perso la sua forza sotto l’aspetto dell’originalità e aveva esaurito le sue possibilità espressive. Comprendiamo quindi che la fantasia e la singolarità compositiva sia un tema molto ampio, difficile da gestire… In ambito acustico vi è una gamma di suoni limitati e le combinazioni tra di essi potrà inevitabilmente somigliare a qualche composizione già esistente.
Trovo interessante il commento di Sabrina in quanto tratta della crisi della tonalità. Il modo in cui Schönberg ha imboccato una strada totalmente opposta al sitema tonale riflette il dramma e la contraddizione della società del tempo, divisa da profonde spaccature. Dal sistema tonale, basato su un concetto ormai standardizzato di bello, piacevole all’ascolto, costituito da un rapporto tra tensione e rilascio, si passa alla dodecafonia, sistema che invece spesso comporta dei veri e propri fastidi all’ascolto, vista la sua poca “orecchiabilità”, che non offre una nota di riferimento, un punto di appoggio su cui adagiarsi, cosa che rivela una profonda e precaria instabilità, la quale rispecchia, in fin dei conti, quella dell’uomo. Vero è che la tonalità aveva già detto moltissimo al tempo, esprimendosi in modi molto diversi nel corso di interi secoli e sicuramente ripetendosi e ripiegandosi su se stessa a non finire. Anche oggi c’è il rischio che la musica commerciale sia tutta simile e poco originale, ma c’è anche da considerare che la colpa non è solo delle etichette o dei cantanti; il fenomeno comprende anche il responso del pubblico, a cui le etichette si adeguano. Il problema è che spesso la musica, invece che essere un vero mezzo di comunicazione, diviene cibo per sfamare le masse, un po’ come un tempo lo era per i committenti cui i musicisti erano vincolati; basti pensare alla velocità con cui ai compositori era richiesto di sfornare nuove opere per allietare la corte, talvolta andando a inficiare sulla qualità delle composizioni o comunque, sicuramente, sull’inventiva e l’originalità di queste. C’è comunque da dire che la musica barocca, seppur spesso ripetitiva o APPARENTEMENTE superficiale o banale, è molto più difficile che stanchi chi la ascolta (essendo basata su contrasti timbrici, di intensità, ritmici, di organico) rispetto a gran parte dell’odierna musica leggera, la quale non comunica nulla o comunque lo fa in maniera veramente povera e poco interessante, è spesso banale e poco innovativa. Sicuramente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio ed esistono molti grandi compositori contemporanei, anche di musica leggera, interessanti e degni di nota; purtroppo, però, il mercato musicale dominante tende a premiare la banalità ed affossare ciò che invece meriterebbe di stare in superficie.
Il ‘700 e’ stato un periodo di innovazioni, anche dal punto di vista musicale e, come viene detto nel blog, e’ anche un periodo dove molti artisti attingono dalle idee di altri compositori, per molteplici scopi musicali.
In molti casi, si tratta di un plagio vero e proprio, dove viene riproposta una canzone che rimanda immediatamente all’originale, principalmente per la copiatura (ed evetuale riadattamento) delle linee melodiche, ma in altri casi si tratta solo di prendere spunto da artisti e compositori che sono oramai morti da secoli, per dagli una “seconda vita”.
Questo credo sia un grande punto a favore, in quanto moltissima bella musica di 300-400 anni fa puo’ essere portata alla luce da artisti contemporanei.
Mi sento di poter citare il noto rapper Jacopo Lazzarini (in arte Lazza) che ha riproposto sul famosissimo Notturno in Do minore di Chopin, da molti giovani non conosciuto, uno dei suoi piu’ famosi successi, Over2re,che vede l’unione di due epoche completamente diverse. Infatti sul pianoforte di Chopin abbiamo delle strofe rappate da Lazza stesso.
Leggendo i vari pensieri espressi dai miei compagni ho trovato molta concordanza con il commento di Di Masi. Tutti noi possiamo dare infinite soluzioni alla parola “copiare”, possiamo definirla in forma più leggera come un'”imitazione” o “ispirazione” oppure possiamo provare dissenso nei confronti di chi adotta costantemente questo metodo di scrittura. Ciò permette invece di tramandare la cultura nel tempo, portare alla luce brani o canzoni che passano inosservate sin dal primo giorno agli ascoltatori, reinterpretare in chiave personale con strumentali differenti e spesso superando l’originale (pensiero soggettivo). Un esempio potrebbe essere “Zombie” dei Cranberries uscita nel 1994 e la cover dei Bad Wolves pubblicata nel 2018. Personalmente preferisco la prima versione eseguita da Dolores O’Riordan ma se non avessi ascoltato la cover sicuramente non sarei mai venuto a conoscenza di questo brano molto significativo.
Come scritto da Gabriele Falchetti, il plagio o la copiatura è un fenomeno che, così come è presente e utilizzato ai giorni nostri, era presente anche nel ‘700. Ne è una prova il fatto che Bach, ai suoi inizi, per imparare come comporre, copiasse le composizioni del fratello.
Le composizioni moderne che plagiano, indistintamente dall’epoca, le altre composizioni senza riconoscere lo sforzo e il lavoro del compositore originale, sono atti illeciti e scorretti. Per evitare questi atti, ai giorni nostri, è stata creata la SIAE, per garantire il riconoscimento dello sforzo del compositore originale e fare in modo che le sue opere e i suoi diritti siano tutelati nel giusto modo.
Per spezzare una lancia a favore di dilettanti alle prime armi, come lo è stato Bach, si può dire che la copiatura è nata dall’esigenza di far imparare ai giovani un’arte e un mestiere che, senza questo aiuto, sarebbe stato difficile approcciare e apprendere a pieno.
Come si legge in questo articolo, molti musicisti sono da sempre alla ricerca dell’ispirazione, di uno spunto per poter scrivere, comporre i propri brani. Oggi giorno soprattutto si nota una maggiore attitudine verso l’imitazione e questo avviene grazie agli innumerevoli strumenti che abbiamo a disposizione per comunicare. Chiunque può ascoltare una canzone che può essere proposta alla radio oppure su piattaforme musicali, digitando in pochi secondi il titolo del brano o il nome dell’autore che gli interessa ascoltare. Per tanto non possiamo ritenere questa pratica come di uso attuale. Nei secoli precedenti all’innovazione tecnologica, le idee circolavano molto lentamente e in pochi avevano il privilegio di metter mano agli spartiti di grandi compositori come Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Mozart…la cerchia di compositori in Europa in quelli anni è inferiore se paragonata al panorama attuale. Eppure sempre in questo articolo, si evidenzia come grandi compositori tra quelli citati precedentemente abbiano trovato la ragione per riproporre melodie già esistenti.
Come disse Igor Stravinsky: “un buon compositore non imita: ruba!”; Tutto questo per dire che anche i compositori classici copiavano.
Nel linguaggio comune il termine plagio, viene utilizzato di frequente e spesso in modo non propriamente corretto. Secondo la legge il plagio avviene quando ci sono due brani identici du cui il primo è caratterizzato da novità e originalità. Se si tratta di un motivo molto semplice e di conseguenza popolare, non si commette alcuna violazione dei diritti. Quindi è corretto dire che la parte copiata deve riferirsi al ritornello o in generale alla parte caratterizzante di una canzone. Come specifica Dylan nel suo commento, se ti ispiri ad un brano che risale a tre secoli fa oppure di recente datazione è opportuno inserire sempre i vari riconoscimenti nella descrizioni sottostante, con aggiunta del link al video.
Mi vengono in mente alcune canzoni a riguardo. Una fra queste è “Glimbse of Us” di Joji, una ballad uscita a giugno del 2022. La melodia iniziale, tralasciando il giro armonico che è il medesimo, riprende una delle scene più importanti di “La la land”, un musical girato a Los Angeles nel 2016. Il cantante però non ha mai fatto cenno ad un eventuale spunto. Oppure tornando al tema dell’articolo, ovvero “il 700 come fonte inesauribile di ispirazione” penso ai “canti di spagna” composti da Albeniz nel 1892, in particolare il preludio ripreso nel singolo “in the Middle of the Night” pubblicato nel 2020.
Alcune persone cercano di copiare i grandi compositori e musicisti credendo che plagiando i loro lavori le loro composizioni risultano più belle e gradite al pubblico,senza che si accorga che sono plagiate.
riconoscere certe melodie in altre canzoni odierne è anche sinonimo di arricchimento da parte del compositore,come in “could It Be magic”di Barry Mainlow che riprende il preludio in do minore di Chopin
riprendere e riproporre la musica del 1600 o di altre epoche non è sempre sinonimo di plagio,ma a volte significa rendere omaggio;come fece Michael Neyman riprendendo Henry Purcell nella colonna sonora del film Greenland con la canzone :”chasing sheep Is best letto ti sheperds”.
un’altro esempio lo troviamo in una intro chitarristica dei Nirvana simile ad una canzone che troviamo nel film sulla vita di Filippo Neri del 1980.
nel 1990 sembra che Angelo Branduardi abbia ripreso “the riggle tiggle gipsy”dei waterboys,secondo il compositore sono tributi agli artisti
Leggendo l’articolo, credo che tutto quanto detto si possa racchiudere nel termine crossover, ossia “termine usato in ambito musicale, per descrivere materiale preso in prestito da più generi differenti e la cui popolarità supera i confini convenzionali della musica e dei suoi stili”. La grandezza degli artisti e della musica del passato, specialmente quella barocca del ‘700, è da sempre fonte di ispirazione. Già a quell’epoca i compositori “rubavano” le idee ad altri e a se stessi, replicando pezzi di altre composizioni. Il musicista Barocco poteva utilizzare materiale già esistente e famoso, senza esser accusato di furto, plagio, imitazione o debolezza. Alcuni esempi calzanti sono Vivaldi che riutilizza temi suoi o di Corelli in più composizioni, ma soprattutto Bach che fa confluire nelle sue composizioni musica popolare, e “prende in prestito” temi di compositori quali Vivaldi (Concerto in la minore, Op.III, n. 8 per violino RV522(Vivaldi)-> Concerto in La minore – BWV 593 (Bach)), Telemann (Sonata a tre di Telemann-> BWV 586, Trio sonata in do minore di Bach), Handel, Albinoni, Pergolesi e molti altri.
Anche in tempi più moderni il barocco continua ad essere fonte di ispirazione. Un esempio è il Canone di Pachelbel, una composizione musicale barocca in forma di canone, per tre violini e basso continuo, attribuita al musicista tedesco Johann Pachelbel, in cui la linea di basso viene ripetuta in tutto ventotto volte. Gli accordi che si ripetono sono Re maggiore (tonica), La maggiore (dominante), Si minore (tonica parallela), Fa Diesis minore (dominante parallela), Sol maggiore (sottodominante), Re maggiore (tonica), Sol maggiore (sottodominante), La maggiore (dominante). Nel corso dei decenni è stata usata come inspirazione per molti brani moderni. Uno è l’esempio già citato da Matteo: Memories dei Maroon 5 che prendono la progressione armonica di otto note di Pachelbel (IV-VI-III-IV-I-IV-V), trasportandola in Si maggiore. La sequenza di accordi è stata utilizzata in modo simile ma non troppo marcato anche da compositori classici. Mozart la utilizzò per Il Flauto Magico (1791) nella scena in cui i tre geni appaiono per la prima volta, nonché nel Credo della Missa solemnis K337 (1780). Gioachino Rossini citò questa melodia nel coro “Qui è tutta calma” nel terzo atto dell’Armida composta nel 1817. Anche Joseph Haydn la utilizzò nel suo minuetto op. 50 n. 2, composto nel 1785. Nella popular music viene utilizzato per la prima volta nel brano Tiny Goddess dei Nirvana inciso nel luglio 1967 e ripreso da Françoise Hardy con lo stesso titolo nell’ottobre 1968 nell’album En anglais. Dal giro armonico di questo canone ne derivano altri ampiamente utilizzati nella musica leggera (Let It Be dei Beatles, A te di Jovanotti, A La Primera Persona del cantautore Alejandro Sanz).
Questo è un chiaro esempio dell’importanza delle composizioni barocche che non sono rimaste nel ‘700 ma continuano a vivere in mezzo a noi e a ispirarci ancora oggi.
il 700′, sicuramente, come fonte d’ispirazione per gli artisti odierni e non solo.
Di fatti, gli artisti che presero e prendono ispirazione dai grandi classici ce ne sono, ma facciamo un passo indietro.
Come già detto nel blog al giorno d’oggi i diritti d’autore sono riconosciuti agli artisti, in quanto i brani di loro proprietà.
Oggi, invece, possiamo mettere grande mano agli spartiti dei più celebri artisti del 700′: mi viene in mente Vivaldi, come Bach e altri.
Questo perché sono artisti postumi che non richiedono più, dunque, nessun diritto d’autore.
Ora come ora abbiamo sentito di molti artisti plagiati perché a corto d’idee, ne è un esempio il caso tra i gruppi band dei ”Verve” e i ”Rolling Stones”.
Il primo gruppo utilizza una porzione troppo grande del pezzo dei Rolling Stones, sfociando così nel plagio.
A questo proposito, molti artisti per non imitarsi a vicenda, hanno preso spunto da varie composizioni antiche.
Tra questi ci sono i Maroon 5 che nella loro canzone ”Memories” prendono spunto dal canone di Pachelbel, utilizzando la melodia del canone come base sul quale si sviluppa l’intera canzone.
Altri esempi possono essere le colonne sonore, molte delle quali vengono ripescate dai secoli passati e riutilizzate nei vari film.
Uno dei più celebri esempi che viene in mente è ”Arancia Meccanica” del regista Stanley Kubrick.
In questo film troviamo la celeberrima composizione di Ludwig Van Beethoven: ”la sinfonia no.9 in re minore” scelta da Kubrick stesso.
Credo che se gli autori, di qualsiasi periodo storico, non prendessero ispirazione da musica altrui non ci sarebbe un evoluzione, né generi musicali, e non ci sarebbero state nemmeno correnti musicali come il barocco o il romanticismo. Come detto da Bocelli, la musica quando è bella è bella e basta, e secondo me, lo è troppo per diventare un soprammobile, bella ma inutile, va usata come fonte di ispirazione, come esperimento, nel senso di riutilizzarla, modificarla, abbellirla aggiungendo voci o strumenti.
Esempi di brani settecenteschi riadattati e “plagiati” ce ne sono parecchi, per dirne una il Canone di Pachelbel, che è una delle composizioni barocche più famose di tutti i tempi ed è stata utilizzata in molte canzoni moderne, tra cui: Basket Case dei Green Day, Albachiara di Vasco Rossi, Memories dei Maroon 5, uscendo dal periodo barocco ci sarebbe anche un brano italiano molto recente, ovvero Ouver2re di Lazza, che utilizza il notturno numero 21 di Chopin come base per il suo testo.
in definitiva ritengo determinate circostanze del plagio favorevoli nella storia della musica, in quanto è possibile riportare alla luce opere/brani antichi che potrebbero essere andati persi a causa del cambio generazionale, sia sociale che musicale
Sono assolutamente d’accordo con Bocelli quando afferma che “quando la musica è bella à bella e basta” perché quando qualcosa ci affascina o ci fa emozionare poco importa la sua natura, ci fermiamo ad ascoltarla e basta. Per quanto riguarda la citazione di Billie Holiday condivido solo in parte. è vero che la musica nasce da un sentimento che per essere vero deve per forza essere differente tra una persona e l’altra (per storie e vissuti diversi) e che quindi la musica di ognuno assume un diverso valore, ma è anche vero che noi non siamo uguali ma non siamo neanche completamente diversi, quindi mi sembra un po’ azzardato decretare che se non è totalmente originale non è musica. Sarebbe come dire che noi uomini non siamo originali e copiamo gli altri solo perché andiamo in giro vestiti o perché non camminiamo con le mani. Nei secoli si sono stabilite delle norme comuni a cui la musica si “deve” attenere senza per questo essere sminuita o poco originale. In ogni campo si dice che si realizzano i geni quando superano il maestro, ma per poter andare oltre bisogna avere un modello di ispirazione da cui partire, e se anche nel risultato finale c’è una traccia di quello che è stato per me non c’è nulla di male. Come succede anche in cucina, le novità spesso si ottengono da errori commessi mentre si cerca di replicare qualcosa di pre-esistente, ma queste innovazioni non esisterebbero se partissimo dal presupposto che copiare è sempre e per forza male. Anche l’opera per come oggi la conosciamo è nata in questo modo. La camerata de Bardi voleva replicare il melodramma greco e ha creato casualmente l’opera; forse se in quel circolo ci fosse stato Holiday con le sue idee di totale originalità noi non avremmo mai avuto l’opera.
come già espresso nel mio commento mi trovo sulla stessa linea di pensiero di alice, la produzione artistica viene spesso considerata come il frutto dell’ingegno di una persona (sicuramente lo è) che di punto in bianco sene è uscita con una creazione mai vista prima ed ineguagliabile da chiunque, questa narrazione che si fa dell’arte è profondamente sbagliata ed è tipica di chi non si mai cimentato nel processo creativo.
guardando i grandi della storia possiamo notarci una caratteristica comune cioè quella di avere avuto un maestro che come detto da alice è stato poi da loro stessi superato.
per esempio Michelangelo riesce sempre incantarci nelle sue opere pittoriche quando siamo entrati nella cappella sistina a Roma è stato impossibile non restare esterrefatti della magnificenza espressa dal giudizio universale che è massima espressione del genio del Buonarroti, tuttavia vi è da chiedersi se sarebbe ,questa splendida opera, mai stata realizzata se lo stesso artista, a tredici anni, non fosse stato istruito da Domenico Ghirlandaio nella sua bottega a Firenze riguardo l’arte della pittura.
potremmo oggi rifarci gli occhi alla vista del David se Michelangelo non avesse incontrato Bertoldo di Giovanni, a sua volta istruito da un personaggio come Donatello, quando entrò a far parte della scuola di scultura , nota come “Giardino di San Marco”, Grazie alla quale sviluppò uno stile personale e innovativo che si distingueva dalle altre opere dell’epoca, rendendolo uno dei più grandi scultori della storia dell’arte.
è bene ricordare che questo suo distinguersi dagli altri non sarebbe stato possibile senza tutti gli spunti e le nozioni apprese dai suoi maestri, quindi a me sembra lapalissiana la risposta alla domanda che ci chiede se la nostra arte sia il frutto di ciò che ci ha circonda nella nostra formazione..si
Trovo che il tema fatto emergere da Ludovico sia molto interessante. Tutti i grandi artisti hanno dovuto imparare da qualcuno prima di elaborare un proprio stile e una propria individualità, artistica ed espressiva, a 360°. una delle cose che gli artisti alle prime armi devono fare per imparare a disegnare è RICOPIARE le opere dei grandi maestri, emulandole. Proponendo un esempio ancora più comune, i bambini per imparare a scrivere ricalcano e ricopiano le lettere, utilizzando modelli e guide. O ancora, per imparare a scrivere bene è necessario leggere molto, in modo da raggiungere un certo grado di consapevolezza, ottenere una proprietà di linguaggio tale da permettere di esprimersi al meglio delle proprie capacità. Perciò da questo punto di vista potremmo dire che copiare non è negativo in senso assoluto, ma è accettabile nella misura in cui colui che copia stia APPRENDENDO una certa disciplina e perfezionando la propria tecnica, con l’obiettivo di riuscire in seguito a svincolarsi dalla necessità di copiare, divenendo capace di creare qualcosa di nuovo ed originale (almeno, io riesco ad accettare una vera e propria copiatura solamente in questi termini, altrimenti non la trovo corretta e diviene plagio). Faccenda totalmente differente si ha quando, invece che copiare, si prende spunto, rielaborando secondo il proprio gusto, stile compositivo, metodo ed approccio alla musica. Bach stesso, per esempio, rimase molto colpito dalla musica di Vivaldi, a tal punto da trarne ispirazione per composizioni come i “Concerti Brandeburghesi”, i quali risentono fortemente dello stile italiano e soprattutto dell’influenza del “prete rosso” (nonostante fossero contemporanei, i due non si conobbero mai di persona, ma Bach entrò in contatto con diversi brani composti da Vivaldi).
Condivido pienamente le osservazioni poste da Alice, reputo sia riuscita a dare, in modo conciso, una chiara e precisa idea di come numerose innovazioni siano state generate da errori involontari.
Leggendo un articolo sul fenomeno della “cultura del fallimento” in Italia, mi sono resa conto di come vi sia ancora una mentalità particolarmente rigida sulla possibilità di commettere errori quando in realtà è proprio dal fallimento che nasce consapevolezza e dunque innovazione.
Ci terrei a riportare le seguenti parole tratte da Cultura del fallimento: l’innovazione nasce dagli errori – BitMat che mi hanno particolarmente colpita e portata a riflettere: “In Italia, la “cultura del fallimento”, ovvero quell’approccio che considera un insuccesso come una possibile occasione di crescita, è un tabù inviolabile. In America, invece, la consapevolezza dei propri errori è spesso alla base del successo. Nel 2016, nella sua annuale lettera agli azionisti, Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, scrisse che “il fallimento e l’innovazione sono gemelli inseparabili. Per innovare bisogna sperimentare e se si sa in anticipo che le cose andranno bene non è una vera sperimentazione.” E non ha mai nascosto di pensarla allo stesso modo anche Richard Branson, il magnate del gruppo Virgin secondo cui “le persone e le attività generalmente considerate di successo o più fortunate sono di solito anche quelle più pronte ad accollarsi i rischi e quindi a far fiasco.””
Tenendo in considerazione questi fatti ritengo che Billie Holliday abbia ragione solo in piccola parte, proprio come sostiene Alice. In ogni ambito facciamo riferimento ad artisti che ci hanno preceduto da cui trarre uno spunto o ispirazione, pensiamo per esempio alla letteratura di Dante Alighieri che prende come ispirazione costante l’Eneide di Virgilio, composizione antecedente a lui: “tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che mi ha fatto onore (vv. 85-87_inferno_Dante)”.
Scorrendo tra gli altri articoli del resto della classe, ho letto che c’è conflitto tra chi pensa che copiare sia sbagliato e inconcludente, così come riportato da Billie Holiday, e chi pensa che non lo sia, io credo che copiare non sia sbagliato purché fatto nel modo corretto, ovvero con le buone intenzioni ed evitando di copiare le caratteristiche altrui, quindi copiando ma rimanendo se stessi e aggiungendo il proprio stile.
Devo dire che mi trovo piuttosto d’accordo con Matteo su questa tematica, infatti è anche una questione di elogio, invece su quello che ha detto Adele, sul fatto dell’essere inutile e il non portare nulla di innovativo, non sono d’accordo, infatti secondo me qualsiasi copiatura che preveda una qualunque tipo di modifica porta, in un certo senso, un innovazione, non rivoluzionaria magari, ma sempre un innovazione.
Non tutti hanno la capacità di capire perchè la musica è speciale, ma all’interno di un video postato in rete, il musicologo Jad Abumrad ha davvero dato una spiegazione chiara ed esaustiva di ciò che è la musica. In fin dei conti, la musica è un linguaggio, è comunicazione ed è arte. A differenza però di una normale lingua, come l’italiano o l’inglese, la musica ha la caratteristica di essere universale, può essere ascoltata da chiunque e riesce a trasmettere innumerevoli emozioni e sensazioni. Sono totalmente d’accordo con la citazione di Billie Holiday. Nel momento in cui si va a plagiare si “ruba” il pensiero di qualcun altro nel proprio testo senza citarne la fonte. Significa prendersi il credito per il lavoro di qualcun altro, andando contro qualsiasi ordine deontologico. Citare non è di certo proibito, anzi. L’autore deve però essere sempre menzionato. Il plagio si può presentare in diverse forme, non sempre e soltanto come una copiatura. Può essere anche una traduzione non ufficiale o l’uso di un’idea di qualcun altro senza far riferimento all’autore.
la musica è un’attività creativa che ha accompagnato l’umanità da migliaia di anni, ha la capacità di esprimere emozioni, di comunicare idee e di influenzare il comportamento delle persone.
in un’era in cui la musica è diventata sempre più commercializzata e industrializzata c’è chi ritiene che l’originalità stia diventando sempre più rara, per via della cultura del campionamento e dell’uso di loop preesistenti che avrebbe portato a una riduzione dell’originalità nella produzione musicale contemporanea.
in realtà questi fenomeni hanno fatto si che il focus compositivo degli autori non si incentrasse più solo sullo sviluppo armonico della composizione, che era già per millenni stato sviscerato nelle sue possibili diramazioni, ma piuttosto sul linguaggio utilizzato nel pezzo, non per forza aulico e tematico ,infatti è comune che la parola venga utilizzata più per il suono da lei posseduto che per il significato da lei espresso, consiglierei un brano come “Lamborgini narcos” di diss gacha o “blun7 a swishland” di tha supreme per una maggiore compressione della parola utilizzata per la sua fonetica in musica, come per l’utilizzo del “code-switching” termine che si riferisce alla pratica di passare fluidamente da una lingua all’altra durante una conversazione o in questo caso di una canzone.
con queste tecniche compositive a differenza di ciò che si potrebbe essere indotti a pensare, ci si concentra sul sentimento che si va a trasmettere, questo anche grazie all’estetica stessa con cui il prodotto viene confezionato, termine molto spesso guardato con ribrezzo nell’ambito della musica accademica, dove si ritiene che la musica dovrebbe essere più del vestito indossato dall’artista o dallo stile di montaggio video utilizzato dal videomaker ma che è ormai la zona nevralgica su cui le etichette discografiche si concentrano quando si deve lanciare sul mercato un artista.
non bisogna però fare di tutta l’erba un fascio infatti questa è solo una scuola che la musica contemporanea sta prendendo, vi sono molti artisti che fanno della terminologia utilizzata nei brani il cuore pulsante della loro discografia, la ancora utilizzatissima tecnica dello story telling ne è la prova, veri e propi racconti di vita messi in rima che compongono canzoni con uno spessore ,che mi permetto di definire letterario, non trascurabile.
ci sono artisti come silent bob nel brano me vs me che inscenano un monologo interiore per far emergere la dualità presente nel loro io, tecnica poetica utilizzata da filosofi dello spessore di platone Ad esempio, nel dialogo “Fedro”, in cui utilizza il monologo interiore per rappresentare i pensieri e le emozioni del personaggio principale, mentre riflette sul significato dell’amore.
Inoltre, Platone utilizza anche il monologo interiore nei suoi dialoghi per rappresentare le opinioni e le idee dei personaggi, consentendo al lettore di entrare nella loro mente e di capire meglio i loro punti di vista, propio come silent bob fa nei versi delle sue canzoni.
alla luce di questo mi viene da dire quando si parla di plagio in musica o perchè no anche in altri ambiti, non è forse vero che noi siamo solamente il frutto di tutto ciò che abbiamo assorbito nel corso della nostra esistenza?
e se si come possiamo definire quando una nostra creazione è eccessivamente ispirata ad un altra?
dove sta l’asticella che divide la libera ispirazione dal plagio perseguibile penalmente, visto che non siamo, per forza di cose, altro che il frutto delle nozioni che abbiamo assorbito .
ma soprattutto chi è abbastanza competente dal posizionarla questa asticella.
storica fu l’accusa di plagio di albano nei confronti di michael jackson per la canzone Will You Be There ritenutà fosse un plagio de I cigni di Balaka.
accusa poi rivelatasi senza fondamenti in quanto entrambi gli artisti si erano ispirati alla canzone Bless You for Being an Angel composto da Eddie Lane e Don Baker e pubblicato nel 1939 dal gruppo afroamericano Ink Spots.
questo dimostra inparte che la storia della musica e cosi ampia e peculiare in ogni suo periodo da essere quasi impossibile non incappare in giri armonici già usati da posteri.
Come dice Ludovico: “il focus compositivo degli autori non si incentra più solo sullo sviluppo armonico della composizione, che è già per millenni stato sviscerato nelle sue possibili diramazioni, ma piuttosto sul linguaggio utilizzato nel pezzo”. Ritengo che sia questo l’aspetto fondamentale quando si tratta del sottile limite tra prendere ispirazione e plagiare. L’impianto tonale continua a dire ciò che ha sempre detto, perciò è il testo a fare la differenza: l’obiettivo non è quello di imitare, ma di fornire un sostegno armonico adeguato ai concetti che si vuole esprimere. Prendiamo per esempio Blackbird, scritta da McCartney nel 1968, per la quale si è ispirato alla bourrée BWV 996 di Bach o, sempre per restare nell’ambito Beatles-Barocco, l’assolo velocizzato al clavicembalo di “In my life”, scritto dal produttore George Martin. Stupende parole, esaltate ancor di più da qualcosa che avrebbe potuto risultare banale, ma che invece non ha fatto altro che accrescere il valore artistico delle canzoni. Secondo lo stesso principio ci sono i Queen, con la citazione di “Pagliacci” all’inizio di “It’s a hard life” e con i maestosi cori in overdubbing di “A night at the opera”; tra l’altro in “The prophet’s song” è presente un’intera sezione dedicata a un canone ottenuto effettando la voce di Freddie Mercury con il delay, per me semplicemente uno tra i momenti più originali e interessanti dell’intera popular music. Per non parlare di “Caruso”, capolavoro di Lucio Dalla che riprende un tema presumibilmente composto da Donizetti, per diventare una delle canzoni iotaliane più belle e famose di sempre. Quello che conta è quindi il messaggio, il contenuto, lo specifico artistico che si vuole trasmettere per mezzo del brano al fruitore. Questo non è accaduto solo nella musica popolare: per esempio, molti hanno criticato John Williams per la troppa somiglianza tra la sua colonna sonora di Star Wars e la suite dei pianeti di Holst, in particolare a “Marte il portatore di guerra”. Vero, la somiglianza è innegabile, ma ritengo che Williams abbia completamente centrato l’obiettivo: quale modo migliore di creare l’ambiente sonoro adatto al film di fantascienza più famoso di sempre (anche grazie alle sue musiche) se non ispirandosi ad essa?
Dylan ha centrato pienamente il senso del mio discorso nel commento in cui parla della differenza tra copiare canzoni abbastanza recenti, di pochi decenni fa e utilizzare musiche di tre secoli fa. È vero che qualche volta i cantanti utilizzano parti di canzoni non così vecchie per arricchire le loro rendendolo palese senza per forza plagiare; un caso molto recente è quello della canzone di Megan Trainor “I am your mother” in cui nel ritornello si palesa la melodia e il testo di “Mr Sandman” del 1954 di The Chordettes. In questo caso però è evidente che avesse i diritti per utilizzarla come per molte altre canzoni. Altre volte accade però come nel caso di Albano Carrisi e Michael Jackson la canzone, o meglio la melodia viene copiata senza alcun diritto. Utilizzando le canzoni di secoli fa non si incorre nel rischio di multa da parte di SIAE e soprattutto sono convinta che le melodie siano così riconoscibili che l’unico intento dei cantanti che le utilizzano sia recare omaggio a tal compositore.
Quante volte ci è capito di vedere film e di riconoscere alcune melodie che al nostro orecchio pargono “famose”? Ho fatto una piccola ricerca e mi sono apparsi nomi di film particolarmente noti con al loro interno opere di enestimabile valore. Alcuni esempi citabili sono: “2001 Odissea nello spazio” con “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss, “Il pianista” di Polanski fa un largo uso di brani classici soprattutto di Chopin, oppure la “Sinfonia n. 5” di Beethoven che ha l’inizio sicuramente più famoso di tutta la musica classica e, secondo le parole dello stesso Beethoven, rappresenta il destino che bussa alla porta. Questo brano è stato inserito in innumerevoli colonne sonore, fino a questa insolita versione disco nel film “La febbre del sabato sera”. Nell’ambito dei film d’animazione per i più piccoli troviamo anche “Fantasia” di Walt Disney e “La toccata e fuga in Re minore” di Bach, una delle opere per organo più conosciute di tutto il periodo barocco. Anche chi non è appassionato di classica l’ha già sentita perché è stata utilizzata in numerosi spot e colonne sonore nel corso degli anni. Fino ad ora però ho citato solo opere strumentali ma troviamo anche il film “Le ali della libertà” e “Le nozze di Figaro” di Mozart (opera lirica) nella scena più bella del film. Il protagonista decide di trasmettere la musica di Mozart alla radio interna della prigione per far sentire tutti liberi, anche per un attimo solo.
Per alcuni può essere considerato plagio ma, a parere mio, non lo è. Viviamo in un mondo in continuo cambiamento è dove la musica stessa ne ha subito uno drastico vedrai tutti gli stili che ormai esisto al mondo. Quale è il rischio? quello che tra un po’ di anni ci si dimentichi dei grandi musicisti e delle loro grandi opere (si intende del periodo Barocco ma anche altri come romantico, classico ecc). Tuttora tra noi ragazzi si è “diversi” solo perché si alscolta la cosiddetta e rigettata musica classica ed il motivo è semplice ed è perché le generazioni cambiano e con loro pure i gusti musicali tranne per delle eccezioni. Uno dei pochi modi per fare conoscere al giorno d’oggi musica colta come quella barocca è quello di inserirla all’interno di film, renderla nota a tutti e fare in modo che se ne parli anche nella quotidianità.
Il tema della memoria, accennato da Benedetta nel suo commento, è decisamente accattivante e degno di essere preso in considerazione. L’impiego di brani tratti dal repertorio della musica colta nell’industria cinematografica è sicuramente articolato e molto più vasto di quanto normalmente si possa pensare; difatti, possiamo affermare che i “fruitori inconsapevoli” di musica colta sono moltissimi, nonostante si creda che la musica classica storicizzata sia destinata solo all’ascolto da parte di un’élite, una stretta cerchia di persone. Trovo estremamente interessante notare come questa musica, considerata da molti vecchia e superata, si dimostri invece ancora una volta incredibilmente versatile e profondamente attuale. Certo, inserirla all’interno di pellicole cinematografiche sotto forma di colonna sonora permette il suo ricordo, ma questo avviene grazie alla poliedricità della musica stessa, la quale si dimostra capace di essere impiegata in contesti estranei a quelli per cui era inizialmente stata studiata. L’adattabilità della musica colta, sotto questo punto di vista, è veramente sorprendente. In particolar modo la musica barocca, il cui fine ultimo era quello di generare stupore e meraviglia nell’ascoltatore, si rivela perfetta se inserita in un contesto per cui è necessario suscitare delle forti emozioni in chi guarda (e ascolta). Il forte coinvolgimento emotivo da cui ci sentiamo trasportati durante la visione di un film, effettivamente, è strettamente correlato alla ricchezza della sua colonna sonora, la quale funge da pilastro portante e al tempo stesso da bussola che indirizza e incanala le emozioni dello spettatore a suo piacimento. Ma facciamo un passo indietro e torniamo al tema della memoria proposto da Benedetta. Non ritengo imminente il rischio di dimenticare i grandi compositori, così come le loro opere più celebri. Non è però da trascurare il fatto che tra i giovani la musica colta non sia così diffusa, perlomeno in Italia; tuttavia credo che questo sia da imputare non tanto all’enorme quantità di stili compositivi e generi musicali presenti attualmente sul mercato, quanto più al sistema educativo musicale in Italia. Sin dalla tenera età i ragazzi non sono educati all’ascolto di musica colta nelle scuole, perlomeno non in modo adeguato; inoltre anche tra gli adulti che non si sono mai avvicinati a questo mondo sono presenti molti preconcetti riguardo la musica classica storicizzata. Credo che la memoria, in definitiva, sia più che altro una rivincita da parte della musica colta, la quale in questo modo si “intrufola” nelle menti di coloro che affermano di non apprezzarla (senza sforzarsi di tendere l’orecchio), ritrovandosi poi a canticchiare il motivo melodico di una celebre composizione senza accorgersene nemmeno.
Ad ogni modo, la musica colta è impiegata molto spesso, oltre che nella cinematografia, all’intereno di pubblicità (anche se, ultimamente, è più probabile sentire il ritornello di qualche canzone attuale di tendenza), ampliando ulteriormente la gamma di “fruitori inconsapevoli”.
La citazione di Billie Holiday è molto interessante perchè afferma che chi copia non ha una propria inventiva, ed è vero perchè se si ha la necessità di farlo vuol dire che non si ha espressività e non si da dimostrazione delle proprie qualità.
Tutti hanno un lato creativo che dobbiamo esternare ma a volte teniamo nascosto; se tutti mettessimo in gioco la nostra creatività verrebbero alla luce le nostre idee e potremmo migliorarle confrontandole, non copiando.
Nel ‘700 il modo migliore per manifestare le grandi abilità avveniva attraverso momenti di variazione del tema che davano dimostrazione dell’estro e delle competenze dei musicisti.
L’epoca barocca è ricca di artisti che usavano delle variazioni un esempio è “la follia”, un tema portoghese ripreso nel periodo barocco da vari artisti come: Bach, Corelli, Vivaldi, Scarlatti, Geminiani…
La creatività quindi permette di formare un proprio linguaggio e un
modo di esprimere che contraddistingue ognuno di noi, se tutti ci mettessimo a copiare saremmo delle persone che eseguono senza sapere ciò che fanno e non hanno spirito di iniziativa.
Nelle canzoni moderne vengono inseriti dei cenni di brani barocchi famosi questo perchè tra gli anni ‘60 e ‘70 nasce un genere che inserisce questi frammenti di celebri composizioni, ne sono un esempio yesterday che adotta la tipica formazione barocca con un quartetto d’archi e il clavicembalo, molte composizioni di questo genere sono caratterizzate dall’introduzione iniziale di strumenti di formazioni barocche, e poi l’ inserimento degli strumenti elettroacustici come i sintetizzatori e l’uso delle varie tecnologie hanno contribuito ad un maggiore sviluppo e rinnovamento di questo genere.
Credo che il rock progressivo grazie all’ inserimento di frammenti di composizioni barocche credo non siano plagi, ma un modo per rendere omaggio ai grandi artisti dell’epoca che hanno saputo coniugare la creatività alla perfetta armonia tra le parti che è data a volte anche dal forte uso di contrasti che rendono avvincenti l’opera, non solo dal punto di vista musicale ma anche dal punto di vista logico, pensiamo ad esempio ad una discussione, non nasce senza il confronto di svariare idee che a volte, sono discordanti, ma alla fine si trova un punto di svolta, analizzandole con la dovuta ponderazione.
Lo stesso credo che valga per la musica all’inizio magari c’è un esplosione di contrasto che però termina in maniera più pacata, la genialità di questo genere sta nell’adottare degli espedienti che riescano a trovare un punto d’incontro tra la semplicità armonica e il contrasto, di modo che riescano a toccare il lato emotivo del pubblico.
Il testo come notiamo evidenzia l’importanza dell’ispirazione che deriva dal patrimonio musicale del passato, in particolare del periodo barocco, come fonte di idee per la composizione musicale contemporanea. Il pop barocco rappresenta un esempio concreto di come la musica classica e il rock possano essere fusi insieme per creare un nuovo genere musicale che trova ispirazione proprio nel periodo barocco. È interessante notare come questo genere sia nato negli anni Settanta, in un momento storico in cui l’attenzione per il passato era molto forte, come dimostra anche il successo di artisti come i Queen, che si ispiravano spesso alla musica classica. Personalmente, penso che la conoscenza e l’ispirazione che deriva dal patrimonio musicale del passato siano fondamentali per lo sviluppo della creatività artistica contemporanea.
Il 1700 fu un periodo di grande fermento nella musica, con importanti sviluppi in diversi generi e stili musicali. In questo secolo si assistette alla nascita dell’opera lirica, al consolidamento della musica orchestrale e alla crescita del movimento del classicismo. La musica barocca fu uno dei maggiori esempi del genere musicale del 1700. In questo periodo, la musica barocca fu caratterizzata dall’uso di strumenti come il clavicembalo e il violino, e dalla scrittura di opere di grandi autori come Johann Sebastian Bach e George Frideric Handel. L’opera lirica, invece, ebbe inizio nel 1700 con l’opera seria, una forma musicale che combinava la musica con la recitazione e la danza. Le opere liriche dell’epoca erano spesso commissionate dalle famiglie nobili e contenevano storie epiche e romantiche. Il 1700 vide anche la crescita del movimento del classicismo, caratterizzato dalla scrittura di opere musicali che erano semplici e chiare nella loro struttura e nella loro melodia. I compositori di questo periodo, tra cui Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, cercarono di raggiungere la perfezione nella loro scrittura musicale, spesso con un’enfasi sulla simmetria e sulla proporzione. Inoltre, la musica popolare del 1700, come i canti popolari, le canzoni da taverna e le danze, furono molto importanti nella vita quotidiana delle persone di quell’epoca. Questa musica era spesso eseguita da musicisti itineranti che giravano da città in città, portando la loro musica a una vasta gamma di pubblici.
Il plagio nella musica pop si verifica quando un artista copia o riprende un brano musicale senza ottenere il permesso dal proprietario dei diritti d’autore. Questo è un problema comune nell’industria musicale, dove le canzoni spesso incorporano elementi di altri brani. Tuttavia, il plagio è illegale e può portare a sanzioni legali, come ad esempio l’obbligo di pagare una multa o la richiesta di rimuovere la canzone dal mercato. Un esempio di plagio musicale è rappresentato dal caso di “Blurred Lines” di Robin Thicke e Pharrell Williams, che nel 2013 è stata accusata di aver copiato il brano “Got to Give It Up” di Marvin Gaye. La famiglia di Gaye ha intentato una causa legale contro i due artisti, affermando che “Blurred Lines” conteneva parti del brano di Gaye senza il suo permesso. Dopo una lunga battaglia legale, Thicke e Williams hanno alla fine dovuto pagare una multa di 5 milioni di dollari per violazione dei diritti d’autore. Questo caso ha suscitato un dibattito sulla linea sottile tra l’ispirazione e il plagio nella musica pop e ha portato a una maggiore attenzione sulla necessità di rispettare i diritti d’autore degli artisti. Anche durante l’era barocca si verificavano casi di plagio musicale, ma la definizione del plagio in quel periodo era differente rispetto a quella odierna. Nel periodo barocco, il plagio era spesso visto come un modo per omaggiare un compositore precedente o per creare una variazione di una composizione esistente. Un esempio di plagio in stile barocco è rappresentato dalle “Variazioni Goldberg” di Johann Sebastian Bach. Questo famoso brano per clavicembalo è composto da una serie di variazioni su una melodia originale, che Bach ha probabilmente preso in prestito dal suo studente Johann Gottlieb Goldberg o da un altro compositore del suo tempo. Inoltre, il concetto di proprietà intellettuale durante l’era barocca era molto diverso da quello odierno. I compositori spesso scrivevano la loro musica per i loro mecenati o per la chiesa e non avevano il controllo completo sui loro diritti d’autore. Inoltre, la pratica di prendere in prestito elementi musicali da altri compositori era vista come una forma di omaggio piuttosto che come un furto. Tuttavia, anche durante l’era barocca ci furono casi di plagio e di appropriazione non autorizzata di materiale musicale, come quando Alessandro Stradella fu accusato di aver rubato una cantata ad un altro compositore o quando il famoso violinista Arcangelo Corelli fu accusato di aver copiato brani di altri compositori senza il loro permesso.
In rifermentò al commento di Billie Holiday sono del tutto d’accordo, infatti penso che copiare la musica di qualcun altro sia totalmente sbagliato.
Però bisogna fare una netta distinzione tra il vero e proprio plagio è il prendere la così detta “ispirazione”.
Come dice Holiday copiare non ha senso, è come qualcuno non ha idee e ne cerca altrui.
Così mi ricollego al discorso fatto da Dylan, infatti copiare dai migliori nella vita può portare al successo.
Tutt’altro, però, quando si parla di musica o composizione, le idee devono provenire dal proprio ingegno e cuore.
Questi elementi caratterizzano la musica di ognuno di noi, da questi capiamo come un’artista si esprime in maniera totalmente personale.
Una delle canzoni più popolari del 2014 fu “Stay With Me” del cantante inglese Sam Smith. Aveva un ritornello molto emozionante e orecchiabile, ma presto ci si accorse che era molto simile alla strofa di “I Won’t Back Down” del cantautore americano Tom Petty, scritta insieme a Jeff Lynne della Electric Light Orchestra. Smith disse che non l’aveva mai sentita e Petty fu molto conciliante, ammettendo che i plagi sono cose che possono capitare a tutti, solo che nella maggior parte dei casi vengono scoperti prima che il disco venga pubblicato. Raggiunsero facilmente un accordo, con Petty e Lynne che ottennero il 12,5 per cento dei diritti della canzone di Smith. Più recentemente, Smith è stato nuovamente accusato di plagio per la sua canzone “Midnight Train”, che secondo qualcuno assomiglia di nuovo a “Creep” dei Radiohead (ma molto meno di quella di Lana Del Rey).
Un’altra cosa da avere bene chiara è che il plagio è una cosa diversa dal campionamento, cioè quella pratica diffusa nella musica elettronica e nell’hip hop che consiste nel prendere pezzi di canzoni, modificarli, assemblarli e aggiungerci altri elementi (una nuova linea vocale, per esempio) per farne una canzone nuova. Anche qui ci sono eccezioni e zone grigie, ma in generale per campionare una canzone di un artista bisogna chiedergli il permesso
Concordo in parte con il commento di Billie Holiday, copiare è sbagliato ma prendere spunto no.
Se io una persona abbastanza inesperta prendo esempio da uno più bravo di me è quasi assicurato che io diventi un’artista, solo che quella ispirazione non deve essere solo una copia sputata anzi deve essere una versione migliore, affinché io posso avere uno stile compositivo personale. Altre volte dei compositori fanno delle cover di brani vecchi per eseguirli con il proprio stile, come per esempio i love rock n roll degli arrows, un sacco di cantanti e band hanno fatto una cover di questa canzone come per esempio Britney Spears.
Il celebre brano di Celin Dion all by myself è una cover del omonimo brano di Eric Carmen, componendo il brano ha preso come base il secondo movimento del concerto per pianoforte e orchestra n2 in do minore op.18 di Rachmaninoff, sopra questa base ha messo le sue parole e l’ha cantata lui.
Sono d’accordo con il commento di Billie Holiday sul fatto che prendere spunto sia giusto ma copiare no. Un esempio che posso fare è quello di “Uptown Funk” brano di Mark Ronson ft. Bruno Mars che si ispira ai brani funk degli anni ’70. Essi prendono ispirazione ma non copiano i brani altrui. Probabilmente campionando un giro di accordi che veniva utilizzato come stile principale nel funk.
Un altro esempio può essere il brano “Blinding Lights” di The Weeknd che è ispirata alla musica synthpop degli anni ’80.
Sono d’accordo con quanto detto da alcuni a favore della citazione di Bocelli. Secondo me la cosa da tenere in maggior considerazione riguardo l’ascolto di un qualsiasi brano è la sua qualità. Non tutto ciò che ascoltiamo è totalmente originale e non per forza deve esserlo, perciò penso sia meglio lasciare il dibattito sui plagi nei tribunali, agli artisti che ne sono direttamente interessati. In fondo le note sono solo dodici e gli accordi costruibili con esse non sono infiniti e sono gli stessi ormai da decenni, se non secoli. Non c’è quindi da stupirsi se musicalmente si notano delle analogie (pur vero che in alcuni casi siano decisamente evidenti) tra brani di autori o epoche diverse. La stessa musica barocca si basava infatti sempre sui medesimi canovacci, elaborati al limite di ogni loro possibilità compositiva. A questo punto anche la prassi delle variazioni su tema, quando quest’ultimo era estrapolato da composizioni antecedenti, sarebbe stata da considerare un plagio. Se la “Rapsodia su un tema di Paganini” di Rachmaninoff è un plagio, un furto di idee, penso che allora sia una delle ladrate più grandiose e geniali di sempre. Prendiamo poi come esempio quello di Franz Liszt, noto per i suoi arrangiamenti pianistici di brani orchestrali, dedicati a strumenti singoli o di temi popolari, che diventano pezzi da concerto, studi e rapsodie. Non possiamo accusarlo di plagio o di poca creatività, sia perché a queste centinaia di trascrizioni sono affiancate composizioni originali di pari, se non di maggior valore, sia perché, facendo questo, Liszt ha completamente rivoluzionato il modo che si aveva di intendere il pianismo in quel periodo. Non penso sarebbe una persona imparziale quella che giudicasse “A whiter shade of pale” semplicemente un plagio di Bach e contemporaneamente elevasse “La campanella” a capolavoro assoluto.
Mi trovo d’accordo con quanto esposto da billi holiday, in quanto una produzione artistica deve avere un’originalitá propria. Non è corretto prendere e copiate dei pezzi di melodia da artisti che non possono neache difendere il proprio diritto d’autore, siccome è entrato in vigore successivamente la loro morte con la SIAE considerato come plagio. D’altro canto però è anche vero che se un artista copia delle parti di compositori del passato, porta avanti il suo ricordo e in caso la produzione diventasse famosa, automaticamente la conoscenza della musica passata si diffonde e la conoscenza aumenta.
gli artisti nel corso della storia hanno cercato sempre di mettersi in gioco, con nuove tecniche compositive per cercare innovazione e nuovo gusti musicali da proporre. nella storia possiamo notare come il gusto musicale si sia evoluto prendendo strade particolari come nel 900 con la crisi della la dodecafonia di Shoemberg o lo stile puntillistico, fino ad arrivare ai giorni nostri. per questo motivo non mi trovo pienamente d’accordo con quello che dice Andrea Bocelli “ciò che è bello è bello e basta” in quanto è proprio la caratteristica dell’evoluzione che ci fa cambiare i nostri canoni estetici di bellezza. per questo motivo alcune canzoni popolari di una volta non ci piacciono più in quanto la musica commerciale e l’estetica è cambiata.