Comporre oggi, come da sempre e ancora, per dare continuità all’eredità del passato, per dare il proprio contributo, la traccia del nostro passaggio, trovando l’idea giusta, l’originalità che può sgorgare da un niente, o dalle infinite alchimie che i suoni nascondono.
Chi in modo integralista, per rinnovarsi, chi più legato alle tradizioni, per ripetersi, chi per la ricerca della fama, o del successo, chi per esibizionismo, o per sentirsi realizzato.
Un viatico mai trascurato anzi, straordinariamente diffuso proprio nel periodo “Barocco” (ricorderete il celebre dualismo Bach/Vivaldi, una vera e propria pratica di quel tempo), quello di attingere alle idee d’altri, ad intere composizioni riutilizzate per svariati scopi musicali.
Plagio? Oggi che i diritti d’autore sono riconosciuti (SIAE), se ne pagano giustamente le conseguenze, Una delle più curiose cause di plagio degli ultimi anni fu quella che Albano Carrisi intraprese contro Michael Jackson, dove fra Will You Be There e I cigni di Balaka (composta molto tempo prima), si riscontra un’innegabile somiglianza: ben 37 note sono identiche!
Per questo motivo si continua a trovare ispirazione in quel patrimonio tecnicamente definito di “pubblico dominio”, proprio perchè proveniendo dal repertorio storico del passato – per lo più classico, nessuno potrebbe mai avanzare pretesa alcuna di diritto d’autore.
Ad esempio, il pop barocco, dall’inglese baroque pop (baroque rock, chamber pop, chamber rock e english baroque), è un genere musicale che mescola il rock con elementi di musica classica, sorto a metà degli anni settanta.
Alcuni esempi significativi
come quello della Canzone dell’amore perduto, scritta da Fabizio De Andrè, fu pubblicata come singolo, la prima volta nel marzo del 1966, come lato A, nel 45 giri La canzone dell’amore perduto/La ballata dell’amore cieco (o della vanità), fu pubblicata lo stesso anno nell’album Tutto Fabrizio De Andrè. Pur non essendo indicato sulla copertina del 45 giri, la musica della canzone è basata sull’ Adagio del Concerto per tromba, archi e basso continuo in Re maggiore di Georg Philippe Telemann – https://www.youtube.com/watch?v=Q9QbcfxpIXk Si noti come venga ripresa esattamente l’intera melodia, con la medesima ritmica, arricchita da un testo che certamente rende onore al risultato finale, ma che non toglie l’evidenza dei fatti.
Altro caso straordinario
“Procol Harum” è il nome curioso di un complesso di rock progressivo britannico, tra i primissimi esponenti di tale corrente musicale negli anni sessanta. Viene considerato “uno dei quintetti più influenti nella storia del rock” e i suoi musicisti “i profeti del suono orchestrale”. All’inizio del 1967 Brooker incontra il paroliere Keith Reid che scrive il testo per una melodia composta dal tastierista: l’idea di Brooker, nell’arrangiamento della canzone, è quella di inserire un’introduzione strumentale (ripresa poi tra una strofa e l’altra) ottenuta sovrapponendo il basso del secondo movimento della Suite per orchestra nr. 3 di Johann Sebastian Bach BWV 1068 (conosciuta anche come “Aria sulla quarta corda”) con una melodia presa da un’altra opera del compositore tedesco (BWV 645, il Corale in Mi bemolle maggiore “Wachet auf, ruft uns die Stimme” – Svegliati, una voce ci sta chiamando). Il tutto viene esaltato dall’organo hammond abbinato al Leslie (termine usato universalmente per indicare un sistema di altoparlanti rotanti). Nasce così “A Whiter Shade of Pale” ed in pochi giorni il disco arriva in testa alle classifiche britanniche (negli Stati Uniti d’America il disco raggiunge il quinto posto della classifica), come la sua “cover” italiana, completamente diversa e assai distante nel significato dall’originale di Reid, adattata da Mogol per i Dik Dik con il titolo Senza luce: il disco viene pubblicato il 20 agosto 1967 e va subito al primo posto in classifica, restando complessivamente in hit parade per diciassette settimane – Procol Harum: A Whiter Shade of Pale – https://www.youtube.com/watch?v=2puubv2e0L4 Anche in questo caso, molto evidenti i riferimenti al giro armonico e alla fraseologia del corale, certamente decisivi per il risultato finale.
Oppure impiegata nella musica da film
dove il Terzo movimento dal “Quintetto d’archi in Mi maggiore” di Luigi Boccherini, scritto per un quintetto di violini, nasconde in realtà una storia molto particolare: nel corso della sua vita infatti, Boccherini si dedica alla scrittura di diversi brani per il Font String Quartet, ma spesso il suo desiderio di unirsi a loro, lo spingeva a scrivere ulteriori spartiti per la sua parte di violoncello e così questa composizione nata come Quartetto, si trasforma in Quintetto. Aggiungo che tale “forma” è praticamente coltivata solo da lui, perchè tecnicamente non aggiunge molto al ben più autorevole quartetto, anche se è innegabile che Boccherini, ne lasciò vari e tutti di grande spessore. Potete ascoltarla nella scena del ristorante in Ferris Bueller’s Day Off, oppure in The Ladykillers. Una pazza giornata di vacanza (Ferris Bueller’s Day Off) è un film del 1986 scritto e diretto da John Hughes. La pellicola, distribuita dalla Paramount Pictures a partire dal 13 giugno 1986, è una commedia giovanile. Ferris all’interno della pellicola rompe spesso la “quarta parete” comunicando direttamente con il pubblico. Quarta parete è un’espressione che indica, nella terminologia dello spettacolo, un “muro immaginario” posto di fronte al palco di un teatro, attraverso il quale il pubblico osserva l’azione che si svolge nel mondo dell’opera rappresentata.
L’idea che un attore possa immaginare un muro che lo divide dagli spettatori si trova così formulata nel saggio De la poésie dramatique (1758) di Denis Diderot e serve a far comprendere la necessità di una recitazione più realistica che presupponga che gli attori in scena si dimentichino della presenza degli spettatori.
È la musica del passato, che torna a vivere in altri capolavori in modo spesso del tutto inaspettato e continua a proporsi in tutta la sua forza comunicativa.
Citazioni citabili
“C’è musica classica talmente bella da diventare popolare e leggera, e c’è musica leggera talmente bella da diventare classica. Quando la musica è bella è bella e basta!” – Andrea Bocelli
“Tutti dobbiamo essere differenti. Non possiamo copiare un altro, e nello stesso tempo pretendere di arrivare a qualcosa. Se tu copi, è perché il tuo lavoro non ha un sentimento sincero, e senza sentimento nessuna delle cose che fai avrà realmente valore. Come non ci sono al mondo due persone uguali, così dev’essere anche con la musica, altrimenti non è musica” – Billie Holiday
Ora confrontiamo alcuni aspetti: di ieri, di oggi, di sempre…..
Barocco significa:”perla imperfetta” ed è stato un periodo storico che non ha influenzato solo ideologie e architetture bensì anche la musica,formando compositori come Bach,Vivaldi e Claudio monteverdi.La musica barocca oggi rimodernata è utilizzata in ambito cinematografico.
” tutto dobbiamo essere differenti.Non possiamo copiare un altro e pretendere di arrivare a qualcosa senza sentimento niente ha un valore,non esistono due musiche uguali” il plagio è ben differente dall’ispirazione,l’ispirazione è quasi un sentimento che fa cose straordinarie,come con Claudio Monteverdi che ha rivoluzionato la musica barocca.
Anche noi nel nostro piccolo possiamo “fare rivoluzioni” senza cercare di eguagliare gli altri
Il ‘7000 è stato un periodo di grande rinnovamento musicale, con personalità come Vivaldi e Bach. Il loro patrimonio musicale ha, ancora oggi, influenza e rappresenta, a distanza di circa tre secoli, un punto di riferimento per i compositori orchestrali o cinematografici. Ad oggi, infatti, se i compositori orchestrali o cinematografici volessero cimentarsi nel creare delle musiche su stile “classico”, che rispecchiano lo stile di quegli anni, prendono come riferimento gli autori più importanti dell’epoca.
A riprova di quanto detto, diversi cantanti e band del secolo scorso, si sono ispirati al ‘700 per rievocare e valorizzare la sua importanza e per cercare di rielaborare e arrangiare in chiave moderna questo periodo. Oltre agli esempi forniti sopra come De Andrè e la band Procol Harum, si può citare la progressive rock band britannica Sky. Nell’album “Sky 2” del 1980 vi sono presenti due arrangiamenti: uno è “Andante” di Vivaldi arrangiato da Williams, uno dei componenti della band; e il secondo è “Toccata e fuga in d minor” di Bach arrangiato da Peek, un altro componente, sotto il titolo di “Toccata”.
Questa è la testimonianza che tutte le opere del passato possono essere riarrangiate in una chiave moderna con anche i nuovi strumenti elettro-acustici.
Sono pienamente d’accordo con quanto detto da Gandolfi. Molte volte, infatti, i plagi utilizzati dai compositori dei nostri tempi provengono sempre dalle musiche dei musicisti classici più famosi e più conosciuti, ma non solo.
Abbiamo diversi esempi: la canzone “Memories” dei Maroon 5 ha lo stesso giro armonico del canone di Pachelbel, musicista, compositore e organista tedesco del 700.
Un altro esempio plausibile è il seguente, riguardante la famosa canzone “Can’t help falling in love”: la melodia di questo brano è stata presa dalla celebre romanza “Plaisir D’Amour” composta nel 1785 da Jean-Paul-Egide Martini su parole di Jean-Pierre Claris DE Florian di cui Hector Berlioz scrisse un arrangiamento per orchestra nel 1859.
Il compositore tedesco Johann Sebastian Bach è un’ispirazione non solo per la canzone citata all’interno del blog ma anche per altre tra cui in “Plag in Baby” dei Muse in cui ritorna in maniera palese il tema della Toccata e Fuga in Re minore eseguito dal riff di chitarra.
Infine un ultimo esempio che si può fare riguarda sicuramente la canzone “Agnese” di Ivan Graziani la cui melodia è tratta dalla sonatina in Sol Maggiore di Muzio Clementi.
Possiamo notare quindi che c’è un’infinita di esempi che ci dimostrano quanto la musica classica non sia “morta” ma ancora attiva nella vita i tutti.
Come si può notare leggendo questo blog possiamo affermare che la musica del passato, in particolare quella barocca, ha influenzato molto la produzione musicale dei giorni nostri. I compositori, dato che non hanno nessun problema con i diritti d’autori, si sono sbizzarriti nel cercare nella musica antecedente armonie e melodie da utilizzare nelle proprie musiche.
Riguardo al presunto plagio di Albano Carrisi nei confronti di Michael Jackson io penso che non possa essere considerato tale poiché penso che il cantautore italiano non voleva farlo con cattiveria, anzi, con rispetto, omaggiando le doti musicali del cantautore statunitense. Questo è il mio pensiero riguardo a questo accaduto.
Sono d’accordo con la citazione di Billie Holiday, copiare non porta mai a nulla ed è inutile. Ciò di cui però sono convinta è che la musica è un bene immortale e senza età; questo ce lo dimostrano i più recenti cantautori che riprendendo componimenti di musica classica, li riarrangiano oppure molto spesso aggiungono testi alle melodie preesistenti e le rendono ancora più ricche ed inestimabili di quanto già non fossero. Il fatto che molti di questi brani raggiungano le posizioni più alte nelle classifiche ci dimostra che utilizzare la musica antica come fonte d’ispirazione e rimodernarla è un esperimento vincente. Per esempio una canzone che mi piace moltissimp è “Can’t Hep Falling in Love” di Elvis Presley la cui melodia corrisponde a Plaisir D’Amour di Jean-paule-Egide Martini scritta nel 1785. Il testo della canzone cantata da Presley descrive come una uomo non posa fare a meno di amare una certa donna e trovo che quelle parole estremamente dolci possano toccare il cuore di tutti. Detto questo vorrei riflettere in particolare sul valore del testo, sulle parole di una canzone che adattate ad una melodia già straordinaria possono dare vita a un nuovo capolavoro.
Io invece non sono d’accordo con quanto dice Adele riguardo alla citazione di Billie Holiday. Innanzitutto, a parere mio, copiare non è una cosa del tutto negativa perché significa rendere omaggio all’inventore di una determinata cosa. Inoltre, dato che prendere spunto dalla musica del 700 non comporta nessun problema dal punto di vista dei diritti d’autore, non bisogna scandalizzarsi se qualcuno vuole farlo.
Come seconda cosa io non sono d’accordo sull’affermazione della cantante: “Se tu copi, è perché il tuo lavoro non ha un sentimento sincero, e senza sentimento nessuna delle cose che fai avrà realmente valore.” Secondo me, infatti, trarre ispirazione da una musica che si è sentita è già un modo per esprimere i propri sentimenti perché vuol dire che si è rimasti colpiti da una determinata melodia o armonia e si vuole creare una propria canzone con un testo che potrebbe parlare della propria vita utilizzando degli strumenti già usati da altri. Bocelli ha ragione: quando una musica è bella non bisogna stare a criticare il fatto che sia uguale ad un’altra. Bisogna solo apprezzare.
Mi trovo d’accordo con quanto detto da Bocelli, ovvero che se una musica è bella è bella e basta e va apprezzata, anche se si tratta di un plagio o di un arrangiamento.
Ritengo che il prendere spunto da brani di altri autori possa far nascere delle composizioni altrettanto ricche di sentimenti e significati, incrementati da quelli del brano iniziale, proprio per questo motivo penso che ogni composizione degna di nome nasca da un sentimento o con un motivo ben preciso.
Copiare non vuol dire creare qualcosa di inutile o già sentito poiché vengono aggiunti dei nuovi elementi, magari di stili differenti che potrebbero portare ad una composizione quasi irriconoscibile.
Proprio per questo motivo mi trovo d’accordo con Curti e non concordo con quanto detto da Billie Holiday.
Come vedo citati, molti plagi provengono da canzoni anche attuali. C’è da fare una differenza abissale però dagli autori che si ISPIRANO a brani di tre secoli fa, talvolta anche riconoscendo di aver preso spunto da tali citandoli nella descrizione del video di Youtube ad esempio, o comunque rendendolo noto. Ci sono altri autori invece che facendo leva sull’ignoranza musicala della nostra generazione rispetto a quella di 300 anni fa vendono e sponsorizzano musica che non hanno prodotto loro, copiando senza alcun pudore e spacciandola per propria al fine di guadagnare soldi e fama; stesso discorso per gli autori ancor più sciocchi che copiano da canzoni di a malapena 20/30 anni prima rischiando molto penalmente parlando in caso di citazione dalla SIAE detentrice di buona parte dei diritti d’autore. Caso vuole che sia un’organizzazione nata nel 1882 a Milano e non prima, di conseguenza nessuno può chiamare in causa chiunque “copi e incolli” la musica dei secoli precedenti poichè nessuno ne rivendica i diritti (in molti casi).
Vedo molte impressioni date dai miei compagni sul fatto che sia giusto o no copiare altri autori. Spesso a scuola ci si sente dire di non copiare durante i test eppure nella vita di tutti i giorni copiare e dunque apprendere le tecniche dai migliori, in qualsiasi parametro si parli, può solo che perfezionare la propria tecnica. Purtroppo questo discorso non vale per la musica, nello specifico per una melodia. Nella maggior parte dei casi infatti si risulta solo che ripetitivi “copioni”, senza stile facendo leva su repertori e vere e proprie melodie artistiche date da altri autori. Tuttavia c’è anche da specificare che non si può solamente inventare sempre tutto senza prendere un piccolo ( e ripeto piccolo ) spunto da altri brani, perchè come dice Bocelli” Quando la musica è bella è bella e basta” punto. Di conseguenza una parte di ragione la ha Billie Holiday che afferma la necessità di inventare qualcosa di nuovo, di personale, di profondo, che venga da dentro e dai propri sentimenti, e dall’altra parte possiamo anche dare ragione a Bocelli, infatti se qualcuno sa arrangiare un brano del ‘700 proponendolo in una maniera diversa al pubblico di oggi significano 2 cose: 1)l’artista è un abile musicista che variando e aggiungendo del proprio al brano riesce a farlo diventare suo 2)il motivo del ‘700 è così sublime da piacere anche alle generazioni attuali
Io sono pienamente d’accordo con quanto detto da Birolini e trovo molto interessante la riflessione portata alla fine del commento poiché copiare o prendere spunto creando qualcosa che si distungua è sicuramente molto difficile.
Con il secondo punto, invece, ha portato in luce un aspetto molto importante, poiché tutti ci chiediamo se sia giusto copiare o no ma non ci chiediamo perché si copino composizioni del ‘700.
Sicuramente il ‘700 è stato un secolo di massima estensione dello stile italiano durante il quale l’opera viene portata anche all’estero dove i musicisti trovano culture e mezzi differenti per fare musica, trovano anche un sostegno che porta l’opera ad un’efficacia espressiva elevata e penso, quindi, che sia molto difficile creare qualcosa di “migliore” o semplicemente qualcosa di così diverso dopo che sono passati vari secoli in cui si è sperimentata la musica in tutte le salse.
Io credo che nel momento stesso in cui qualcuno si approcci alla musica con un ascolto approfondito cioè con la finalità di cogliere quel mondo di armonie e suoni capaci di far vibrare l’anima, in qualche maniera ne venga posseduto e faccia sue quelle melodie che sicuramente l’hanno colpito in quache maniera. In questo senso non parlerei dunque di plagio o copiatura ma parlerei di spunto: ciò che ho catturato risuona nella mia testa e diventa parte integrande o passaggio comune per realizzare e magari completare in un modo del tutto personale una nuova composizione sulla falsa riga di ciò che mi è rimasto. Sono d’accordo con Matteo quando dice che prendere spunto significhi dar merito, e se nel creare il mio nuovo vado ad attingere da un classico, in primis riconosco merito all’opera e al compositore ritenendola bella al punto da volerla riutlizzare. Arricchendola in base al mio gusto personale dal mio punto di vista cucendola su me stesso già la modifico. Entrando nel merito del valore sentimentale, dell’attribuirgli un significato a livello emotivo, è poi chiaro che l’una non può essere mai uguale all’altra proprio perchè i presupposti e il bagaglio di meozioni da cui tutto ha origine sono sicuramente diversi. La musica è emozione.
Concordo con quanto sostiene Alessandro e numerosi compagni affermano. Trarre spunto da composizioni antiche può essere un vantaggio enorme per i compositori moderni per la questione dei diritti d’autore sollevata nel blog ma soprattutto anche per conseguire maggior notorietà risultando la canzone più orecchiabile ed avendo riscontrato un forte successo nella versione originale. Un esempio a sostegno di questa tesi è il caso di plagio commesso da Vanilla Ice con il brano “Ice Ice Baby”, nei confronti dei Queen e David Bowie con “Under Pressure”. All’ascolto risulta percepibile con grande facilità che il sample di Ice riprende pari pari la fondamentale linea melodica del basso di “Under Pressure”. Di fronte all’accusa di plagio Vanilla Ice reagisce scherzosamente sostenendo di aver modificato la melodia tramite l’aggiunta del beat. Gli avvocati di Bowie e dei Queen procedono con la denuncia; Vanilla Ice risarcisce gli autori con una lauta somma. Il caso non arrivò mai in tribunale ma causò grandi dibattiti sulla struttura legale del diritto d’autore americano. “La legge difende bene gli interessi finanziari degli artisti, ma fa poco per quelli creativi”. Freestone scrive che inizialmente Freddie Mercury credette di ascoltare “Under Pressure”: “Ha continuato a mangiare la sua colazione quando all’improvviso si è fermato… All’inizio credevo ci fossero dei problemi con il cibo, ma quando gliel’ho chiesto, lui mi ha semplicemente detto di star prestando attenzione al brano. Poi Freddie mi ha sorriso, dicendo di non riuscire a credere a ciò che stesse ascoltando, definendola una sfacciata imitazione” scrisse il suo assistente.
Concordo con Alessandro anche per la possibilità di attingere dal classico come spunto e non come plagio, contraddistinti da una sottilissima differenza. Molte composizioni possono essere state utilizzate per dare merito agli artisti ma molte altre sono state utilizzate di proposito a beneficio personale come nel caso sopra citato.
Il 700 è stato un periodo prolisso di opere tra le più grandi mai composte, caratterizzato dalla presenza di figure di rilievo quali Bach e Vivaldi i barocchisti per eccellenza che in maniera particolare esercitano un certo fascino su di me. Inoltre periodo di grandi innovazioni in campo stilistico e strutturale e di grande fermento culturale. Non a caso richiamo questi grandi perchè con Vivaldi si ha il perfezionamento dei concerti solisti che diventano centrali nel nuovo linguaggio musicale e con Bach si ha un implemento di tecniche innovative e originali che lo vedono utilizzare una forma di scrittura musicale estremamente dettagliata e fiorita, che lascia uno spazio esiguo alla possibilità degli esecutori di aggiungere passaggi arbitrari (tratti che all’epoca non vennero colti costringendolo ad una fama postuma), a differenza del resto dei compositori del periodo che componevano secondo il gusto italiano (che insieme a quello francese dominava la musica “colta”), utilizzando linee melodiche semplici, che venivano successivamente arricchite dagli esecutori con abbellimenti e passaggi improvvisati.
A parer mio la ripresa di determinati frammenti melodici, armonici o ritmici che siano di un’opera classica come la Toccata e Fuga in Re minore nella canzone dei Mobb deep “Watch ya self” fa si che un’opera classica si riaffacci in chiave moderna ai giorni nostri regalandogli nuova vita e togliendo dal dimenticatoio autori e brani illustri. In questo caso semplicemente riproponendo come un ostinato un frammento di questa celebre composizione di Bach. Il vantaggio è anche quello in questo senso di far conoscere, apprezzare e magari avvicinare al mondo classico alle sue opere e ai suoi contenuti una platea di persone che diversamente non si sarebbe mai avvicinata e approcciata a questo stile ritenuto antico, superato e troppo rigido. Spesso infatti si associa, per un’idea preconcetta, la noia alle opere classiche precludendone a priori l’ascolto. Letto in questa chiave il riproporne un frammento diventa mezzo di trasmissione di cultura.
Riprendendo il discorso di Matteo sul fatto di copiare la musica è doveroso specificare che copiare e trarre ispirazione sono due cose molto diverse. Forse copiare non è per forza una cosa negativa ma sicuramente è inutile e non conferisce nulla di innovativo; certo rendere omaggio a un certo compositore e alla sua opera può essere un’azione nobile anche se resta comunque una copiatura. Invece prendere ispirazione è ciò che davvero fa la differenza poiché permette di comporre qualcosa di nuovo con un ingrediente già esiste che può renderlo riconoscibile, speciale e magari anche più apprezzabile. Dunque Holiday si esprime solamente sulla copiatura mette credo che anche lui apprezzasse molto il “prendere ispirazione”.
Ritengo che il tema della composizione originale sia molto vasto e comprenda diverse tecniche a seconda del gusto dell’autore. Facendo riferimento ai secoli passati ci rendiamo conto di quanto il problema di produrre una composizione differente dai canoni che siamo abituati ad ascoltare e fruire sia effettivamente problematico. Andando ad analizzare il periodo di rinascita strumentale settecentesco, notiamo quanto sia stato importante per questa ulteriore rivoluzione (in seguito a quella effettuata da Monteverdi), riproporre tramite trascrizione strumentale composizioni vocali preesistenti. Le prime composizioni, nonché a tutti gli effetti mere trascrizioni di contrappunti vocali già esistenti, andavano a ledere il senso della composizione stessa poiché la composizione era basata sul rapporto motivo-parola. Essendo una nuova grammatica musicale, non poteva che prendere spunto da materiale pregresso per poi acquisire nel tempo maggior consapevolezza e dunque autonomia; era evidente come la letteratura strumentale fosse povera, misera essendosi appena sviluppata. Le composizioni vocali, essendo basate sulla parola, consentivano di costruire l’apparato melodico, ritmico e strutturale dunque risultava più semplice la realizzazione dell’intelaiatura compositiva. Un altro esempio di riutilizzo di composizioni antecedenti sta nella forma musicale del trio. Questa struttura riprende esattamente quella del minuetto a cui spesso veniva affiancata.
Avvicinandoci di più ai nostri tempi, osserviamo come agli inizi del Novecento ci sia stata una vera e propria crisi della tonalità con le idee progressiste ed innovative di Arnold Schönberg. A causa dell’avvento della musica elettroacustica, il compositore perde l’ispirazione e il vero metodo compositivo poiché impegnato nell’esplorazione delle nuove possibilità sonore ottenute con l’elettronica. Il difficile dualismo con cui il compositore doveva interfacciarsi annoverava l’essere compreso seguendo l’etica estetica, rimanendo dunque rispettoso nei confronti della consuetudine compositiva ed essere al tempo stesso originale. Le composizioni erano arrivate ad assomigliarsi tutte tra di loro in qualche modo… Alle soglie della musica di Wagner si comprende che la tonalità ha perso la sua forza sotto l’aspetto dell’originalità e aveva esaurito le sue possibilità espressive. Comprendiamo quindi che la fantasia e la singolarità compositiva sia un tema molto ampio, difficile da gestire… In ambito acustico vi è una gamma di suoni limitati e le combinazioni tra di essi potrà inevitabilmente somigliare a qualche composizione già esistente.
Il ‘700 e’ stato un periodo di innovazioni, anche dal punto di vista musicale e, come viene detto nel blog, e’ anche un periodo dove molti artisti attingono dalle idee di altri compositori, per molteplici scopi musicali.
In molti casi, si tratta di un plagio vero e proprio, dove viene riproposta una canzone che rimanda immediatamente all’originale, principalmente per la copiatura (ed evetuale riadattamento) delle linee melodiche, ma in altri casi si tratta solo di prendere spunto da artisti e compositori che sono oramai morti da secoli, per dagli una “seconda vita”.
Questo credo sia un grande punto a favore, in quanto moltissima bella musica di 300-400 anni fa puo’ essere portata alla luce da artisti contemporanei.
Mi sento di poter citare il noto rapper Jacopo Lazzarini (in arte Lazza) che ha riproposto sul famosissimo Notturno in Do minore di Chopin, da molti giovani non conosciuto, uno dei suoi piu’ famosi successi, Over2re,che vede l’unione di due epoche completamente diverse. Infatti sul pianoforte di Chopin abbiamo delle strofe rappate da Lazza stesso.
Leggendo i vari pensieri espressi dai miei compagni ho trovato molta concordanza con il commento di Di Masi. Tutti noi possiamo dare infinite soluzioni alla parola “copiare”, possiamo definirla in forma più leggera come un'”imitazione” o “ispirazione” oppure possiamo provare dissenso nei confronti di chi adotta costantemente questo metodo di scrittura. Ciò permette invece di tramandare la cultura nel tempo, portare alla luce brani o canzoni che passano inosservate sin dal primo giorno agli ascoltatori, reinterpretare in chiave personale con strumentali differenti e spesso superando l’originale (pensiero soggettivo). Un esempio potrebbe essere “Zombie” dei Cranberries uscita nel 1994 e la cover dei Bad Wolves pubblicata nel 2018. Personalmente preferisco la prima versione eseguita da Dolores O’Riordan ma se non avessi ascoltato la cover sicuramente non sarei mai venuto a conoscenza di questo brano molto significativo.
Come si legge in questo articolo, molti musicisti sono da sempre alla ricerca dell’ispirazione, di uno spunto per poter scrivere, comporre i propri brani. Oggi giorno soprattutto si nota una maggiore attitudine verso l’imitazione e questo avviene grazie agli innumerevoli strumenti che abbiamo a disposizione per comunicare. Chiunque può ascoltare una canzone che può essere proposta alla radio oppure su piattaforme musicali, digitando in pochi secondi il titolo del brano o il nome dell’autore che gli interessa ascoltare. Per tanto non possiamo ritenere questa pratica come di uso attuale. Nei secoli precedenti all’innovazione tecnologica, le idee circolavano molto lentamente e in pochi avevano il privilegio di metter mano agli spartiti di grandi compositori come Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Mozart…la cerchia di compositori in Europa in quelli anni è inferiore se paragonata al panorama attuale. Eppure sempre in questo articolo, si evidenzia come grandi compositori tra quelli citati precedentemente abbiano trovato la ragione per riproporre melodie già esistenti.
Come disse Igor Stravinsky: “un buon compositore non imita: ruba!”; Tutto questo per dire che anche i compositori classici copiavano.
Nel linguaggio comune il termine plagio, viene utilizzato di frequente e spesso in modo non propriamente corretto. Secondo la legge il plagio avviene quando ci sono due brani identici du cui il primo è caratterizzato da novità e originalità. Se si tratta di un motivo molto semplice e di conseguenza popolare, non si commette alcuna violazione dei diritti. Quindi è corretto dire che la parte copiata deve riferirsi al ritornello o in generale alla parte caratterizzante di una canzone. Come specifica Dylan nel suo commento, se ti ispiri ad un brano che risale a tre secoli fa oppure di recente datazione è opportuno inserire sempre i vari riconoscimenti nella descrizioni sottostante, con aggiunta del link al video.
Mi vengono in mente alcune canzoni a riguardo. Una fra queste è “Glimbse of Us” di Joji, una ballad uscita a giugno del 2022. La melodia iniziale, tralasciando il giro armonico che è il medesimo, riprende una delle scene più importanti di “La la land”, un musical girato a Los Angeles nel 2016. Il cantante però non ha mai fatto cenno ad un eventuale spunto. Oppure tornando al tema dell’articolo, ovvero “il 700 come fonte inesauribile di ispirazione” penso ai “canti di spagna” composti da Albeniz nel 1892, in particolare il preludio ripreso nel singolo “in the Middle of the Night” pubblicato nel 2020.